“Un patto di blocco lo vedo poco probabile, vedo a buon senso più probabile un patto di consultazione dove si discute dei manager e delle strategie ma dove rimane maggiore libertà rispetto alle azioni”.
È quanto ha dichiarato alla stampa Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum, a proposito della possibile evoluzione del patto di sindacato di Mediobanca, confermando i rumor giornalistici degli ultimi giorni.
Doris, che nel patto ha apportato il 3,29% del capitale di Mediobanca tramite il gruppo Mediolanum e un altro 0,21% attraverso la holding di famiglia Fin.Prog, ha poi aggiunto: “Non ho ancora parlato con gli altri soci, ma prima della fine dell’anno faremo le nostre valutazioni”.
Gli attuali accordi prevedono che i soci del patto si impegnino a non vendere le azioni, né a trasferirle o a mettere in atto operazioni che possano modificarne la titolarità e disponibilità (senza vincolare però il voto in assemblea), mentre con la nuova versione ciò verrebbe meno. L’obiettivo sarebbe solo quello di definire una strategia comune sulla banca di piazzetta Cuccia.
La nuova versione del patto, che riguarderebbe poco meno del 20% del capitale, avrebbe trovato l’apertura di UniCredit, primo azionista del patto con la quota dell’8,4% di Mediobanca.
Si ricorda che allo stato attuale, con le disdette anticipate di Italmobiliare e del gruppo Bolloré a partire da inizio 2019, la quota di capitale che fa capo al patto è sceso appena sotto il 20% e, in base agli accordi attuali, una discesa sotto il 25% implica lo scioglimento automatico dello stesso a fine 2018.
L’assemblea dei pattisti, lo scorso 27 settembre, ha affidato al comitato il compito di sondare l’interesse dei partecipanti ad individuare alternative alla pura decadenza a fine anno dell’attuale accordo.
In merito alle possibili ripercussioni su Generali, di cui Mediobanca è il primo azionista con il 13,04%, Doris ha affermato che “Io credo che il patto di Mediobanca debba occuparsi di Mediobanca. Generali è un altro tavolo”.