Il Ftse Mib archivia le contrattazioni in rialzo dell’1,1% a 20.062 punti, dopo avere trascorso parte della seduta in territorio negativo, condizionato dalle oscillazioni dello spread e dei titoli bancari. Finale positivo anche per le altre Borse europee, sostenute dal miglioramento di Wall Street. Chiudono col segno più il Dax di Francoforte (+0,3%), il Cac 40 di Parigi (+0,3%) e l’Ibex 35 di Madrid (+0,8%); quasi invariato il Ftse 100 di Londra (+0,1%).
Oltreoceano avanza il Nasdaq a +0,6%, mentre resta sotto osservazione il rialzo dei rendimenti obbligazionari, innescato la settimana scorsa dalla prospettiva di una politica monetaria maggiormente restrittiva da parte della Federal Reserve. In attesa dell’offerta da 230 miliardi di dollari di Treasury in programma questa settimana, il rendimento ha toccato un nuovo picco degli ultimi 7 anni a quota 3,26%, segnando così un incremento di 80 punti base da inizio 2018, per poi ridimensionarsi al 3,22 per cento.
Secondo Morgan Stanley, il forte rialzo dei rendimenti dei bond americani determinerà un cambiamento della composizione dei portafogli, poichè agli attuali prezzi l’equity Usa remunera troppo poco il rischio, rendendo lo yield offerto dai Treasury più appetibile.
Un ulteriore fattore di incertezza in un contesto internazionale già turbato dalle tensioni commerciali e dai dubbi sull’espansione economica globale. A tale proposito, il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato l’outlook sulla crescita del Pil mondiale per la prima volta dal 2016 (dal 3,9% al 3,7% per il 2018 e il 2019).
L’impennata dei tassi continua a sostenere il dollaro, che si conferma sotto quota 1,15 nei confronti dell’euro e in area 6,92 rispetto allo yuan. La svalutazione della moneta cinese risente anche delle misure introdotte questa settimana dal governo di Pechino per sostenere i finanziamenti, ma preoccupa nell’ottica dello scontro commerciale con gli Stati Uniti, in quanto sgradita a Washington.
In Europa resta sotto osservazione la tenuta dei conti pubblici italiani, al centro del botta e risposta senza fine tra Roma e Bruxelles. Il ministro economico, Giovanni Tria, predica calma e chiede un abbassamento generale dei toni ma non dà segnali di voler modificare i target che hanno scatenato il sell-off sui titoli di Stato italiani. Intanto lo spread Btp-Bund scende a quota 294 punti base dopo aver sfondato in mattinata i 310 pb, con il rendimento del decennale italiano al 3,48 per cento.
Tornando a Piazza Affari, chiudono in vetta i petroliferi SAIPEM (+3,3%), TENARIS (+3,3%) ed ENI (+2,6%), agevolati anche dai rialzi delle quotazioni di Wti e Brent rispettivamente a 74,8 e 84,7 dollari al barile. Eni inoltre beneficia anche della revisione del target price da 18,5 euro a 21 euro (raccomandazione ‘buy’ confermata) da parte di Kepler Cheuvreux. Bene i bancari eccetto BPER (-2%) in concomitanza con l’abbassamento dello spread, con INTESA SANPAOLO a +2,2% e UNICREDIT a +1,2 per cento. Acquisti sulle utilities SNAM (+2,2%) e A2A (+1,2%), oltre che su FERRAGAMO (+2,6%).