La famiglia Lucchini si è detta disponibile ad aderire un nuovo patto di consultazione su Mediobanca, purché ci sia ampia discrezionalità sulle azioni apportate.
È quanto ha affermato alla stampa Giuseppe Lucchini, l’imprenditore che all’attuale patto ha vincolato lo 0,38% del capitale dell’istituto di piazzetta Cuccia tramite Sinpar.
Lucchini ha poi aggiunto: “Penso che possa essere una versione accettabile per la larghissima maggioranza dei soci”. L’imprenditore pensa che la nuova versione del patto possa essere efficace dal 1° gennaio 2019.
Nei giorni scorsi era stato Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum, a sottolineare, sempre alla stampa, il buon senso della costituzione di un patto di questo tipo. Doris, nel patto ha apportato il 3,29% del capitale di Mediobanca posseduto dal gruppo Mediolanum e un altro 0,21% attraverso la holding di famiglia Fin.Prog.
In precedenza, anche Fininvest (che nel patto ha vincolato lo 0,97% del capitale), per bocca del suo Ad Danilo Pellegrino aveva fatto sapere di essere aperta a tutte le ipotesi. Senza contare che, secondo indiscrezioni, una simile versione del patto andrebbe bene anche a UniCredit, primo azionista del patto con l’8,4% del capitale dell’istituto guidato da Alberto Nagel.
Italmobiliare, invece, tramite il consigliere delegato Carlo Pesenti, ha ribadito alla stampa l’intenzione di uscire dal patto (in cui aveva conferito lo 0,98% del capitale), precisando che un nuovo tipo di accordo non è di suo interesse.
Proprio la disdetta anticipata di Italmobiliare, insieme a quella del gruppo Bolloré (che nel patto aveva fatto confluire il 7,9% del capitale di Mediobanca), ha fatto sì che la quota del capitale che fa capo al patto scendesse sotto il 25%, implicando lo scioglimento automatico dello stesso a fine anno allo stato attuale.