Cassa depositi e Prestiti (Cdp) ha smentito di avere allo studio un progetto di fusione tra Nexi e Sia, i due leader italiani nel settore dei pagamenti digitali.
La presa di posizione da parte della finanziaria pubblica guidata da Fabrizio Palermo segue alcuni recenti rumor sul futuro strategico di Sia, secondo i quali Cdp appoggerebbe la fusione tra Nexi e Sia. Ma questa indiscrezione sulla società dei pagamenti non era l’unica in circolazione. Molto recentemente, infatti, veniva dato per probabile l’interesse all’acquisizione della maggioranza di Sia da parte di Poste Italiane, ipotesi esclusa dalle recenti dichiarazioni di Marco Siracusano, responsabile della divisione dei pagamenti digitali di Poste Italiane.
L’interesse sulle prossime mosse strategiche sugli assetti della società dei pagamenti resta alto. Sul tavolo vi è anche un’ipotesi di quotazione in Borsa.
Il market maker per Sia è Cdp, cui fa capo il fondo Fsia Investimenti che detiene il 49% di Sia e che partecipa al fondo F2i che ne possiede il 17 per cento. Il resto del capitale è nelle mani di alcune banche. Poste Italiane, nella quale Cdp detiene il 35%, partecipa indirettamente attraverso una quota di minoranza di Fsia Investimenti.
Nexi è invece detenuta per l’89% da tre fondi: Advent, Bain Capital e Clessidra.
Quanto alle diverse ipotesi le banche socie non gradirebbero l’acquisto da parte di Poste Italiane, perché incrementerebbe significativamente la posizione della società dei recapiti in un segmento del mercato, quello dei pagamenti digitali, di loro competenza.
Una fusione con Nexi eviterebbe quindi di creare attriti tra Poste Italiane e Cdp con le banche. Inoltre, la creazione di un gruppo italiano forte nei pagamenti digitali potrebbe scongiurare che il controllo di un settore così strategico finisca all’estero e andrebbe incontro alle richieste europee di ridurre le transazioni in contanti, che sono ancora l’86% di quelle effettuate dagli italiani.
Senza contare che una fusione tra le due società italiane creerebbe un leader europeo con un valore di circa 10 miliardi e sarebbe un’opportunità per approfittare dei grossi margini di crescita del settore.