Mattinata negativa Giglio Group che, intorno a metà seduta segna un ribasso del 5,3% a 2,69 euro, mentre cede il 2,03% l’indice settoriale di riferimento e l’1,78% l’indice del comparto Star di appartenenza.
Una performance penalizzata, oltre dalle vendite su tutto il settore dei media, dal dato sul Pil cinese nel terzo trimestre 2018 che, comparato con quello del pari periodo 2017, cresce “solo” del 6,5%, come nel 2009 segnando così il passo più lento dal culmine della grande crisi finanziaria globale.
Nel trimestre aprile-giugno la crescita era stata del 6,7 per cento. Questo 0,2% in meno secondo gli analisti rispecchia oltre che il moderato rallentamento nella seconda economia del mondo anche gli sforzi del Partito comunista di ridurre il rischio del debito che finora ha finanziato massicciamente lo sviluppo.
Si segnala comunque che, il governo cinese aveva fissato un obiettivo di crescita per l’intero 2018 al 6,5% e a questo punto è certo che sarà raggiunto.
Il dato crea però timore per il business di Giglio Group, focalizzato per il 19% in Cina, che potrebbe impattare negativamente sullo sviluppo delle vendite in quell’area.
A pesare sulla crescita rallentata del Paese del Dragone l’effetto della guerra commerciale lanciata da Donald Trump e che appare sempre più come il tentativo degli Stati Uniti di contenere l’ascesa della Cina.
L’impatto della guerra dei dazi dovrebbe cominciare a produrre i suoi effetti sull’economia cinese nel quarto trimestre ma, secondo gli analisti, non dovrebbe essere troppo devastante.
Si ricorda a tal proposito che, nel 2017, l’export della Cina verso gli Stati Uniti valeva il 4% del suo Pil.