L’assemblea dei soci di Ubi, riunitasi oggi, ha dato i via libera il nuovo statuto sociale che prevede la riforma della governance con il passaggio dal sistema duale a quello monistico.
La delibera ha ricevuto il voto favorevole del 99,86% del capitale presente, corrispondente al 43,275% del capitale sociale.
La riforma della governance è in linea con le migliori best practice internazionali e meglio rappresenta l’attuale azionariato, in cui il peso degli investitori istituzionali è pari a circa il 50 per cento.
Si ricorda che il nuovo sistema di governance entrerà in vigore a partire da aprile 2019, quando l’attuale cda avrà terminato il suo mandato e si dovrà eleggerne uno nuovo. Il nuovo board, che sarà costituito da 15 membri, di cui 5 saranno componenti del comitato di controllo sulla gestione e di cui i 2/3 saranno indipendenti, durerà per un triennio.
Durante l’assise, secondo quanto riporta la stampa, il consigliere delegato di Ubi, Victor Massiah, ha affermato: “Dal 2007 ad oggi abbiamo ridotto i costi del 30%, oltre il 27% per la precisione negli ultimi 10 anni. L’efficientamento resta un discorso fondamentale, ma ancora non è abbastanza. La squadra deve essere orientata a incrementare i ricavi. Proseguiremo nella riduzione dei costi, ma anche nella continua ricerca di questi ricavi”.
Il manager ha aggiunto: “Alcuni anni fa abbiamo creato ex novo una società in Cina. Un asset management che oggi gestisce 35 miliardi di asset e sta scalando le posizioni”.