La banca guidata da Gian Maria Mossa, a circa un mese dalla presentazione del nuovo piano industriale, annuncia l’acquisizione del gruppo Nextam, conosciuta boutique indipendente nel settore dell’asset management tricolore. Carlo Gentili, amministratore delegato di Nextam, spiega quali sono le ragioni strategiche dell’accordo e le prospettive del nuovo gruppo, dove rimarrà impegnato professionalmente insieme agli altri due partner fondatori della società del risparmio gestito.
Nel mirino di Banca Generali è finita Nextam, la principale realtà indipendente italiana dell’asset management, non collegata ad alcun gruppo bancario o finanziario. La banca guidata da Gian Maria Mossa ha raggiunto un accordo per l’acquisizione della boutique finanziaria, un piccolo gioiellino fondato e gestito da Nicola Ricolfi, Carlo Gentili e Alessandro Michaelles, tre asset manager conosciuti sulla piazza milanese e uniti da una esperienza pluriennale maturata in comune nell’area del risparmio gestito.
La società, che in Italia opera tramite una sim e attraverso una sgr, ha anche una controllata inglese e porta in dote asset complessivi per poco meno di 7 miliardi. Di questi, circa 1,35 miliardi sono asset under management, mentre circa 5,5 miliardi sono masse legate da un mandato di advisory riferito principalmente ad attività di family office per famiglie di imprenditori e fondazioni bancarie.
Per Banca Generali rappresenta un passo nella realizzazione del progetto di crescita che, come annunciato dal proprio amministratore delegato, si basa non solo su un percorso di sviluppo interno, ma anche su acquisizioni di piccole realtà in Italia, ma anche all’estero.
I tre manager, cui fa capo l’80% della società che sarà acquisita da Banca Generali, resteranno all’interno del nuovo gruppo arricchendolo grazie alla propria esperienza professionale.
Market Insight ha intervistato Carlo Gentili, amministratore delegato di Nextam, per sapere quali sono le prospettive dell’operazione alla luce delle dinamiche del settore del risparmio gestito in Italia e a livello internazionale.
La vostra è una delle realtà indipendenti più di successo nel panorama tricolore. Come mai la decisione di vendere? Il processo di concentrazione del comparto dell’asset management è ineluttabile?
Sicuramente sta emergendo in modo sempre più chiaro che l’attività di asset management è diventata un business di grandi numeri, dove le economie di scala hanno una valenza molto rilevante.
Questo è dovuto in gran parte alla stretta regolamentare che fa salire i costi in modo esponenziale, anche per il flusso continuo di nuove norme che assorbono rilevanti risorse nel costante aggiornamento.
Quindi questo business può essere svolto in modo efficiente dalle realtà che abbiano la dimensione minima e la struttura per spalmare i costi necessari.
Inoltre anche la situazione italiana sempre più complessa e instabile fa propendere per la scelta di inserirsi in un gruppo di maggiori dimensioni.
Dopo la vendita lascerete il gruppo?
Assolutamente no, noi continueremo a svolgere la nostra attività professionale all’interno di Banca Generali. Per noi è stato un grande riconoscimento che una realtà in primo piano a livello italiano ed europeo si sia interessata al nostro gruppo a testimonianza del valore di quello che abbiamo costruito negli ultimi 18 anni.
E non si tratta certo solo di un discorso di incremento delle masse perché Banca Generali conta già su 58 miliardi di asset under management, ma di arricchimento delle professionalità presenti nel gruppo.
In particolare per quello che riguarda le attività di private banking e family office dove noi svolgiamo da tempo un’attività di consulenza a 360 gradi per coloro che dispongono di grandi patrimoni e che hanno la necessità di soluzioni dedicate. In questo campo penso vi siano interessanti prospettive di sviluppo.
Il tema delle dimensioni come impatta su gruppi come Banca Generali?
Si tratta di una realtà che ha già raggiunto la massa critica necessaria per svolgere con tranquillità la propria attività e che chiede a noi di contribuire con la nostra capacità di gestione.
Conta su una rete di 2.500 promotori e pone attenzione sulla qualità della propria offerta e ha possibilità di ulteriore espansione.
Trovo che dal loro punto di vista la strategia di crescere anche attraverso piccole acquisizioni di attività che possano apportare competenze e che possano essere sviluppate attraverso il network di Banca Generali possa dare ottimi frutti.