Banche – Il ruolo delle agenzie di rating

Titolo di Stato e banche. Un connubio che va di pari passo. Non solo nell’ottica degli investitori, ma anche delle agenzie di rating.

Recentemente il mercato era in attesa delle decisione delle principali agenzie di rating sul debito sovrano dell’Italia, cioè della capacità del Paese di rimborsare i propri creditori, alla luce dei numeri della manovra economica varata dal Governo per rilanciare la crescita e sui potenziali impatti sul rapporto debito/Pil, già un elevato livello di oltre il 130 per cento.

Lo scorso venerdì è arrivato il giudizio di Moody’s, mentre il prossimo venerdì è atteso quello di Standard & Poor’s. La prima ha declassato il rating a lungo termine dell’Italia a ‘Baa3’, che rappresenta l’ultimo livello di giudizio prima di passare alla categoria che declina l’area cosiddetta speculativa (che vanno dal livello ‘Ba1’ e, in base all’aumento del rischio, fino al default). Una condizione che verrebbe ulteriormente aggravata se l’outlook, cioè la previsione a medio/lungo del rating, fosse portata o mantenuta a negativa.

Dato che molti grandi investitori internazionali tengono significativamente conto del giudizio delle agenzie, un eventuale abbassamento del merito di credito italiano a speculativo comporterebbe consistenti deflussi dai titoli di Stato Italiani, soprattutto quelli dedicati a quei bond considerati come porti sicuri che per policy non possono mantenere titoli spazzatura in portafoglio.

Questo inevitabilmente si ripercuoterebbe sull’andamento in Borsa delle banche italiane, in quanto tra i principali detentori del debito pubblico nostrano. Un’ulteriore vendita in massa dei titoli di Stato comporterebbe un aumento dei rendimenti e, per la relazione inversa, una riduzione dei prezzi, costringendo gli istituti ad adeguare il valore in bilancio a quello di mercato, con i potenziali impatti sul patrimonio.

Le agenzie di rating e il debito sovrano italiano

La decisione di Moody’s di riportare l’outlook sull’Italia da negativo a stabile allontana per il momento la possibilità che il debito del Belpaese venga classificata nella cosiddetta categoria dei titoli spazzatura.

Il declassamento del rating sull’Italia da ‘Baa2’ a ‘Baa3’ invece era già ampiamente attesa dai mercati, come testimoniato dall’innalzamento dello spread Btp-Bund nei giorni scorsi.

Nei prossimi giorni è atteso anche il pronunciamento dell’altra grande agenzia americana, Standard & Poor’s.

I giudizi delle agenzie rating vengono utilizzati come riferimento dagli investitori sul mercato obbligazionario e, negli ultimi tempi, il livello di guardia sull’Italia è ulteriormente aumentato dopo la diffusione dei numeri della manovra.

Numeri che vengono ritenuti fin troppo ottimistici per quanto riguarda le attese di crescita del Pil, che dovrebbe essere raggiunte innalzando il rapporto deficit/Pil fino al 2,4% nel prossimo triennio, generando timori sulla tenuta dei conti pubblici, in quanto viene dato quasi per certo che ciò comporterà un aumento del rapporto debito/Pil, già storicamente alto.

E tutto questo è diventato un motivo di scontro con la Commissione Europea, che ha definito i target fissati dal Governo italiano come “una deviazione senza precedenti” dalla regole di bilancio europee. Proprio oggi l’esecutivo Conte deve rispondere ai rilievi di Bruxelles, anche se non dovrebbero esserci ripensamenti nella strategia.

I rapporti tra Roma e Bruxelles vengono attentamente monitorati dalle agenzie di rating, e non è da escludere che nel caso le posizioni rimangano distanti il giudizio sul debito italiano venga rimesso sotto osservazioni.

Le agenzie di rating, il debito sovrano italiano e le banche

Con tutte le potenziali implicazioni sullo spread, che proprio in queste settimane si è dimostrato molto sensibile all’incertezza politica tricolore.

Con dirette conseguenze sulle banche italiane, tra i principali detentori del debito pubblico italiano. Il repentino innalzamento dei rendimenti ha riacceso il faro sulla tenuta patrimoniale degli istituti tricolore.

La diminuzione del valore dei titoli di Stato a causa dell’innalzamento dei rendimenti costringe le banche ad adeguarne il valore a quello di mercato , impattando sulla riserva ad hoc e, conseguentemente, sul patrimonio. Anche se ad oggi gli istituti italiani sono molto più robusti rispetto a qualche anno fa.

Si sottolinea che molto spesso il giudizio e l’outlook sulle banche viene rivisto dalle agenzie in base alle decisioni prese sul merito di credito del Paese di appartenenza.

Questo impatta poi sulla capacità delle banche di raccogliere capitali sul mercato, anche tramite emissione obbligazionarie, determinando un aumento del costo del funding. Gli istituti sarebbero costretti ad offrire un tasso di interesse maggiore per far sì che il mercato sottoscriva i bond.

Inoltre, l’aumento dello spread Btp-Bund potrebbe rimettere in discussione i piani di de-risking in corso o quantomeno comportarne una rivisitazione, in quanto gli investitori potrebbero richiedere un rendimento maggiore per sottoscrivere i titoli legati alla cartolarizzazione dei portafogli di Npl a causa della percezione più rischiosa dell’Italia. E proprio le agenzie di rating stabiliscono molto spesso i giudici sulle tranche mezzanine e junior emessi nell’ambito della cartolarizzazione.