La riunione tra i partecipanti del patto di sindacato di Mediobanca per decidere come muoversi potrebbe tenersi a fine novembre.
È quanto riportano rumor di stampa, i quali ricordano che al momento sono in corso le consultazioni tra i principali soci per decidere una strada alternativa allo scioglimento.
Quest’ultimo è diventato automatico dopo che Italmobiliare e il gruppo Bolloré hanno annunciato la disdetta anticipata a inizio 2019, comportando la discesa del capitale vincolato sotto il 25 per cento.
In proposito ieri Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum, che nel patto ha apportato il 3,29% del capitale di Mediobanca posseduto dal gruppo Mediolanum e un altro 0,21% attraverso la holding di famiglia Fin.Prog, ha affermato: “Restare fermi dopo la scadenza del patto non era il caso, vista l’importanza della banca. Rinnovarlo con il 19% mantenendo la stessa rigidità è inopportuno. Noi siamo favorevoli a un patto ‘light’, mantenendo quella libertà che l’accordo precedente non consentiva”.
Secondo indiscrezioni, tra gli azionisti che sarebbero d’accordo nella costituzione di un patto simile ci sarebbero la famiglia Benetton, che nel patto ha vincolato il 2,1% del capitale di Mediobanca, e Fininvest, membro del patto con lo 0,97% del capitale. Quest’ultima, sempre secondo gli stessi rumor, potrebbe vincolare nel nuovo patto anche l’altro 1,03% detenuto fuori dall’attuale accordo. L’Ad Danilo Pellegrino aveva fatto sapere di essere aperta a tutte le ipotesi.
Anche la famiglia Lucchini, che nel patto ha apportato lo 0,38% del capitale dell’istituto di piazzetta Cuccia, si era detto disponibile a un’eventuale versione del patto di questo genere.
Un nuovo eventuale patto potrebbe durare fino all’autunno del 2020, quando scadrà il mandato dell’attuale cda della banca guidata da Alberto Nagel.
Intorno alle 09:30 a Piazza Affari il titolo segna un ribasso dello 0,7% a 7,68 euro, mentre l’indice di settore sale dello 0,2 per cento.