Chiusura in rosso per le Borse del Vecchio Continente, complice l’andamento negativo di Wall Street in scia ad alcune trimestrali deludenti.
A Piazza Affari il Ftse Mib archivia le contrattazioni in calo dello 0,7% a 18.683 punti, mediamente in linea con il Dax di Francoforte (-0,9%), il Ftse 100 di Londra (-1,4%), il Cac 40 di Parigi (-1,3%) e l’Ibex 35 di Madrid (-0,6%).
Oltreoceano il Nasdaq perde il 2,3% appesantito da Amazon e Alphabet (Google) dopo i conti, mentre S&P 500 e Dow Jones cedono rispettivamente l’1,9% e l’1,5 per cento.
Il tutto dopo il dato sul Pil americano del terzo trimestre, che ha evidenziato una crescita a un tasso annualizzato del 3,5%, inferiore rispetto al +4,2% registrato nel secondo trimestre ma superiore al +3,3% previsto dal consensus.
Su base trimestrale la crescita è pari al 3%, miglior risultato dal 2015 e in linea con l’obiettivo dell’amministrazione Trump, anche grazie al piano da 1.500 miliardi di dollari di tagli fiscali e aumento della spesa varato dalla Casa Bianca.
Nonostante ciò il dollaro perde leggermente terreno sull’euro, con il relativo cambio a quota 1,139, all’indomani della riunione della Bce che ha confermato l’intenzione di concludere il Quantitative easing quest’anno e mantenere i tassi di interesse ai minimi almeno fino alla prossima estate. Acquisti sullo yen, valuta rifugio, che porta il cambio con il biglietto verde sotto quota 111,6.
In Europa, riflettori ancora puntati sull’Italia in attesa del giudizio di S&P sul rating, ad una settimana dal downgrade di Moody’s e dopo la bocciatura della manovra da parte della Commissione Europea. Nel frattempo, lo spread Btp-Bund scende nuovamente al di sotto di 310 punti base con il rendimento del decennale italiano al 3,43 per cento.
Il clima di avversione al rischio alimenta gli acquisti sull’oro, a 1.241 dollari l’oncia, mentre le quotazioni del petrolio scambiano in lieve rialzo risalendo dai minimi intraday, con Wti e Brent rispettivamente a 67,3 e 77,2 dollari al barile.
Tornando a Piazza Affari, segni rossi per quasi tutte le big cap, eccetto PIRELLI (+1,8%), STM (+0,8%), LUXOTTICA (+0,2%), UNIPOLSAI (+0,2%) ed ENI (+1,1%), quest’ultima in scia ai buoni risultati trimestrali che hanno battuto le attese degli analisti.
Deboli in particolare banche e servizi finanziari, con AZIMUT (-3,7%), FINECO (-3,1%) e MEDIOBANCA (-2,7%) che scivolano in coda al listino principale.