Ennesima seduta sull’ottovolante con la volatilità sempre incandescente. Il VIX – l’indice della paura – termina invariato a 24 punti, ma raggiunge un massimo di 27,5.
Anche gli indici partono molto male e raggiungono nuovi minimi di periodo con il Nasdaq che sfiora i tre punti percentuali di discesa avvicinandosi a quota 7.000 punti. Prima della chiusura dei mercati europei, i listini americani rimbalzano poderosamente portando il Russell 2000 in verde per qualche minuto e gli altri tre indici a contenere le perdite entro il mezzo punto percentuale.
Quando ormai si sperava in un esito positivo che avrebbe attenuato il pesante bilancio della settimana, gli indici hanno iniziato di nuovo a perdere quota. In ribasso di oltre due punti percentuali il Nasdaq, lo S&P 500 cede l’1,8%, passa in rosso da inizio anno, ed è sulla rotta per realizzare la performance mensile peggiore dal 2009.
In calo più contenuto sia il Dow Jones (-1,2%) che il Russell 2000 (-1,1%).
Il bilancio settimanale vede lo S&P 500 in discesa del 3,9%, il Nasdaq del 3,8% ed il Dow Jones del tre per cento.
Sui listini hanno pesato le trimestrali al di sotto delle attese dei big della tecnologia. In particolare Amazon (-7,8%) e Google (-2,2%) hanno spinto al ribasso il settore dei consumi discrezionali (-3,6%), le telecomunicazioni (-2,4%) e la tecnologia (-1,9%).
In calo anche il resto della pattuglia dei titoli FANG, diretta verso il peggior mese di sempre, con Facebook in rosso del 3,7%, Apple del 1,6% e Netflix del 4,2 per cento.
In rosso anche General Electric del cinque per cento sui timori da parte di una casa d’investimento sulla sostenibilità del fondo assicurativo a favore dei dipendenti.
Significativo “flight to quality” verso il mercato obbligazionario con il rendimento della scadenza biennale governativa che lascia sul terreno cinque punti base al 2,81% e del decennale che ne perde sei al 3,08%.
Petrolio in controtendenza in risalita dello 0,4% a 67,6 dollari al barile, ma chiude la terza settimana in calo consecutivamente.
Sul mercato valutario, il dollaro cede qualche posizione rispetto all’euro e scivola nel finale a 1,14.