Parmalat – Ricavi in calo del 6,3% nei 9 mesi 2018

Nel primi nove mesi del 2018 il fatturato del gruppo, attivo nella produzione e distribuzione del latte e dei suoi derivati, esclusa iperinflazione del Venezuela, si è attestato a 4,5 miliardi (-6,3% su base annua).

A tassi di cambio e perimetro costanti, escludendo il Venezuela, le vendite risultano in linea con l’anno precedente, un andamento su cui ha pesato il calo del 2,4% a 1,7 miliardi del Nord America.

Nel periodo in esame, il mercato del latte è stato caratterizzato dalla volatilità dei prezzi, con una riduzione generalizzata del prezzo del latte nel primo semestre e un rialzo dei costi di produzione nell’ultimo periodo.

Entrando nel dettaglio dei singoli mercati, il fatturato realizzato in Nord America (38,1% del totale ricavi) ha registrato un calo del 7,3% (-2,4% a cambi e perimetro costanti), quello in America Latina (19,8% del totale ricavi) una diminuzione del 13,4% (+0,5 a cambi e perimetro costanti), le vendite in Europa (18,8% del totale) hanno riportato un incremento dell’1,2% (+0,7% a cambi e perimetro costanti), i ricavi in Oceania (16,6% del totale) un calo del 4,8% (+3,2% a cambi e perimetro costanti) ed, infine, il fatturato in Africa (7% del totale ricavi) ha riscontrato una flessione dello 0,9% (+4,2% a cambi e perimetro costanti).

Dinamiche che hanno confermato le difficoltà che il gruppo sta affrontando in alcuni  mercati principali (Australia e Canada) e in altre realtà minori (Messico e Zambia).

Inoltre, nei primi mesi del 2018 i dati hanno risentito dell’andamento del business dei prodotti in polvere e di eventi non ricorrenti, quali gli scioperi e l’impatto negativo stagionale legato alla valorizzazione del magazzino in Canada.

Il management ha così apportato interventi organizzativi nelle aree di acquisto della materia prima, industriale, commerciale e nella logistica.

La società ha confermato la guidance 2018 per il fatturato in flessione di circa l’1%, mentre l’Ebitda dovrebbe registrare una dinamica compresa in un intervallo tra una sostanzialmente stabile e un calo del 3%, scontando soprattutto le criticità riscontrate in Canada e Australia.