Seduta positiva per il Ftse Mib, che archivia le contrattazioni a +1,4% riportandosi a 19.540 punti, mediamente in linea con il Dax di Francoforte (+0,8%), il Ftse 100 di Londra (+1,1%), il Cac 40 di Parigi (+1,2%) e l’Ibex 35 di Madrid (+1,9%).
Oltreoceano i listini americani scambiano in progresso tra l’1% e il 2%, all’indomani delle elezioni di mid-term in cui i democratici hanno riconquistato la maggioranza alla Camera dopo otto anni e i repubblicani hanno mantenuto il controllo del Senato. Una spaccatura che potrebbe parzialmente ostacolare l’agenda politica del presidente Donald Trump nei prossimi due anni, rendendo necessaria una continua mediazione per raggiungere maggioranze bipartisan necessarie.
Il dollaro riduce lo svantaggio iniziale ma resta debole a 1,146 nei confronti dell’euro, mentre torna a quota 113,3 yen. La moneta unica ha approfittato in mattinata anche dei dati migliori delle aspettative sulla produzione industriale tedesca nel mese di settembre (+0,2% m/m).
Timido ribasso per il rendimento del T-Bond, che scende appena al di sotto del 3,20%, in attesa del meeting della Fed. La banca centrale americana dovrebbe mantenere invariati i tassi di interesse per poi alzarli a dicembre, ma gli operatori aspettano soprattutto indicazioni sulle prossime mosse di politica monetaria nel 2019.
In Europa restano in primo piano le trattative per la revisione della manovra italiana, mentre si avvicina la deadline del 13 novembre per la presentazione della nuova bozza di bilancio e Bruxelles continua a minacciare l’apertura di una procedura d’infrazione laddove non vengano apportati i correttivi desiderati. Intanto lo spread Btp-Bund si riduce a 288 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 3,33 per cento.
Tra le materie prime, infine, invertono la rotta le quotazioni del greggio, con Wti e Brent rispettivamente a 61,5 e 71,8 dollari al barile dopo i dati settimanali Eia sulle scorte Usa in crescita oltre le stime. Intanto l’Opec sta discutendo nuovi tagli alla produzione nel 2019 proprio, in virtù del progressivo incremento delle riserve.
Tornando a Piazza Affari gli acquisti premiano soprattutto CAMPARI (+3,6%), seguita da PIRELLI (+3,4%), POSTE ITALIANE (+3,3%), BUZZI (+3,1%) e INTESA SANPAOLO (+2,7%).
In luce SNAM (+2,5%), dopo i risultati e il nuovo piano al 2022. Debole CNH (-0,4%), che ha chiuso il terzo trimestre 2018 con ricavi ed Ebit adjusted inferiori alle attese; sottotono BREMBO (-2,5%), che ha deluso a livello di margini operativi e utile netto.
Debole anche UBI (-0,6%), nonostante l’utile netto sopra il consensus nel terzo trimestre. Flat BANCA MEDIOLANUM (-0,1%), il cui utile netto ha battuto del 4,1% le attese del mercato nel terzo trimestre 2018.