Openjobmetis ha chiuso i primi nove mesi del 2018 con un giro d’affari in crescita del 3,2% a 443,6 milioni. La dinamica si è riflessa sulla redditività lorda (+2,7%), anche se frenata da maggiori oneri non ricorrenti. In calo invece l’Ebit (-1,6%) che ha scontato l’aumento di ammortamenti e accantonamenti. Il periodo si è chiuso con un utile netto sceso a 9,4 milioni (-4,2%) anche per effetto del maggiore tax rate. A livello patrimoniale, infine, l’indebitamento finanziario netto è sceso a 22,6 milioni.
Nei primi nove mesi del 2018 il fatturato consolidato di Openjobmetis è cresciuto del 3,3% a 443,6 milioni, in scia all’incremento del volume di ore di personale somministrato vendute ai clienti.
La maggiore fonte dei ricavi del gruppo continua ad essere il business della Somministrazione lavoro temporaneo (+3%), che genera circa il 99% del giro d’affari complessivo.
La percentuale di ricavi delle altre linee di business rimane dunque ancora molto limitata, nonostante i buoni progressi della divisione Ricerca e Selezione del Personale (+57%) e Outplacement (+35%).
Il primo margine di contribuzione, differenza tra ricavi e costo del lavoro del personale somministrato, si è attestato a 55,6 milioni, in aumento del 5,4 per cento.
Nella gestione operativa, l’Ebitda è cresciuto del 2,7% a 16,9 milioni, con un’incidenza sul fatturato stabile al 3,8 per cento.
Il dato include costi non ricorrenti per 0,4 milioni (0,2 milioni nei 9M 17) relativi alle attività di due diligence per possibili acquisizioni, senza i quali l’Ebitda rettificato ammonta a 17,4 milioni (+4,1%).
L’Ebit, al lordo dei costi non ricorrenti sopra riportati, è invece diminuito dell’1,6% a 14,4 milioni, con un ros sceso leggermente al 3,3% (-10 basis point), per effetto dei maggiori ammortamenti e accantonamenti rilevati nel periodo.
L’utile netto pari a 9,4 milioni segna un calo del 4,2% rispetto ai primi nove mesi del 2017 scontando principalmente il maggiore tax rate, che include anche imposte non ricorrenti per 0,4 milioni relative a un contenzioso di natura fiscale, risolto tramite accordi conciliativi.
Dato che ha più che compensato il miglioramento della gestione finanziaria, ascrivibile principalmente al calo degli interessi passivi a seguito della riduzione dell’indebitamento medio.
Infine, a livello patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto è sceso a 22,6 milioni, rispetto ai 35 milioni rilevati lo scorso 31 dicembre, pur in presenza di degli oneri connessi al buy back (2,9 milioni) e acquisizioni (4,6 milioni).