Azimut ha archiviato i primi nove mesi del 2018 con ricavi in calo a 565,6 milioni (-4,4% rispetto al periodo di confronto), per il minore contributo delle commissioni di performance (-51,9% annuo a 45,1 milioni). In diminuzione anche il reddito operativo a 153,3 milioni (-22,7% a/a) e l’utile netto, pari a 111,9 milioni (-28% rispetto ai primi nove mesi del 2017).
Azimut ha concluso i primi nove mesi dell’esercizio 2018 con un utile netto di 112 milioni, in diminuzione rispetto al medesimo periodo del 2017. Tale risultato è stato influenzato dalle minori commissioni da performance, che hanno risentito della maggiore volatilità sui mercati, e dai maggiori costi operativi legati all’ingente piano di nuove assunzioni. I consulenti finanziari a fine settembre ammontano a 1.728 contro i 1.638 del 31 dicembre 2017.
Tra i fatti occorsi dopo il 30 settembre 2018, si segnala il proseguimento della campagna di crescita in Australia con l’acquisto di McKinley Plowman Group, che ha consentito ad Azimut di raggiungere quota 4,6 miliardi di euro di masse gestite in Australia.
Il totale dei ricavi è sceso a 565,6 milioni (-4,4% annuo), a causa soprattutto delle minori performance fee, passate dai 94 milioni nei primi nove mesi del 2017 a 45,1 milioni. In contrasto, le commissioni ricorrenti hanno mostrato una crescita del 5,4% a 472,9 milioni rispetto al periodo di confronto. Sostanzialmente invariati a 36,5 milioni i ricavi assicurativi, mentre gli altri ricavi sono diminuiti a 11,1 milioni (-22,5% rispetto ai primi nove mesi del 2017).
I costi di acquisizione sono rimasti sostanzialmente in linea con il periodo gennaio-settembre 2017, attestandosi a 249 milioni.
I costi operativi hanno riportato un incremento annuo del 14,7% a 163,4 milioni, per via sia dell’aumento delle spese per il personale (+21,9% a/a a 72,2 milioni) sia della crescita degli altri costi operativi (+9,5% a 91,2 milioni rispetto ai primi nove mesi del 2017).
Tali dinamiche hanno condotto ad un reddito operativo pari a 153,3 milioni (-22,7% rispetto al periodo di confronto).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 111,9 milioni (-28,4% a/a), dopo la contabilizzazione di oneri finanziari significativamente in calo a 13,7 milioni (-39,7% annuo).
Al 30 settembre 2018 il patrimonio netto consolidato di pertinenza del gruppo, incluso l’utile di periodo, si attesta a 583 milioni, a fronte dei 593 milioni rilevati al termine del precedente esercizio. Tale situazione incorpora gli effetti della distribuzione di dividendi pari a 2 euro per azione ordinaria, che è stato corrisposto con pagamento a partire dal maggio scorso.
La posizione finanziaria netta consolidata al 30 settembre 2018 risulta negativa per circa 42,9 milioni, a fronte di un saldo positivo di 134,9 milioni a fine 2017 ma in miglioramento rispetto ai -57 milioni registrati al 30 giugno 2018, a causa delle operazioni straordinarie effettuate da Azimut nel corso dei primi nove mesi.
Nello specifico, nel periodo in esame sono stati pagati dividendi ordinari per circa 262 milioni, sono state eseguite ulteriori tranche di buy-back per circa 40 milioni, e acquisizioni per circa 23 milioni. Si segnala inoltre che la posizione finanziaria netta a fine settembre include versamenti per circa 82 milioni per acconti d’imposta, bollo virtuale e riserve matematiche.
Si aggiunge poi il versamento di 12 milioni a titolo di contributo in conto aumento di capitale a favore della controllata AZ International Holdings al fine di finanziare lo sviluppo estero del gruppo, avvenuto lo scorso maggio.