Milano resta la peggiore fra i principali listini europei, all’indomani della mancata presentazione di modifiche alla manovra di bilancio italiana a Bruxelles.
Intorno alle 11:50 il Ftse Mib perde l’1,1% in area 18.970 punti, ma sono in rosso anche il Cac 40 di Parigi (-0,6%), il Dax di Francoforte (-0,5%), l’Ibex 35 di Madrid (-0,5%) e il Ftse 100 di Londra (-0,3%) .
La decisione del governo italiano di mantenere invariate le stime per il 2019 su deficit al 2,4% e crescita all’1,5% potrebbe portare all’apertura di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles. Dopo aver superato i 315 pb, torna sotto i 310 pb lo spread Btp-Bund, con il rendimento del decennale italiano al 3,48 per cento.
Sul fronte macroeconomico la crescita del Pil dell’Eurozona conferma le attese degli analisti (+0,2 su base trimestrale), mentre la produzione industriale rallenta meno delle attese. In Germania, al contrario, il prodotto interno lordo registra una contrazione superiore alle previsioni (-0,2% t/t).
Nel Regno Unito supera le attese di crescita dei prezzi alla produzione, mentre i prezzi al consumo risultano inferiori alle previsioni. Recupera la sterlina, a 1,2748 sul dollaro, mentre si attende la presentazione al parlamento britannico della bozza di accordo sulla Brexit concordata con l’Ue. Poco mosso invece il cambio euro/dollaro a 1,127.
Oltreoceano sono in flessione e poco mossi i futures sui principali listini, prevedendo un avvio incerto. Da una parte arrivano buone notizie sul fronte commerciale per il possibile incontro fra i leader di Usa e Cina, ma preoccupa il crollo registrato ieri dalle quotazioni di greggio.
Dopo che ieri le critiche di Trump all’Arabia Saudita e l’alleggerimento delle sanzioni a Teheran hanno fatto collassare le quotazioni dell’8%, oggi Wti (+0,3%) Brent (+0,8%) ripartono in frazionale rialzo.
Tornando a Piazza Affari, in deciso rosso MEDIASET (-7,7%) che ha diffuso ieri a mercati chiusi i risultati al 30 settembre 2018, POSTE ITALIANE (-3,1%) e TELECOM ITALIA (-2,9%), mentre le migliori del listino sono PIRELLI (+2,3%), BREMBO (+1,7%) e FERRARI (+1,2%), con il comparto favorito dal dietrofront di Trump sulle tariffe.