La contrazione del Pil tedesco – Prime considerazioni

Le tensioni politiche interne e gli effetti della guerra commerciale avevano già anticipato un sensibile rallentamento dell’economia teutonica nel terzo trimestre. Tuttavia, la frenata in territorio negativo è sembrata sia imprevista che inaspettata, in quanto la Germania è da inizio secolo ininterrottamente la locomotiva d’Europa nell’area euro. Il Pil è sceso dello 0,2% su base trimestrale, la peggiore performance dal primo trimestre 2013, rimanendo in crescita dell’1,1% su base annua.

Ovviamente i cigni neri si sono alzati a decretare il funerale e la prossima recessione (due trimestri successivi di decrescita) della prima economia europea.

ALCUNE OSSERVAZIONI

In realtà il dato pubblicato è molto condizionato dall’andamento del settore automobilistico, la cui produzione è calata del 24% nel mese di settembre a causa della regolamentazione sulle emissioni che deve essere aggiornata.

Si tratta, di conseguenza, di un fattore temporaneo che dovrebbe aiutare il rimbalzo del Pil nel prossimo trimestre, evitando la discesa del Paese in recessione.

Non essendo disponibile lo spaccato delle variazioni delle voci che compongono il Prodotto Interno Lordo fino alla fine del mese, gli analisti si sono sbizzarriti in alcune supposizioni.

Nello specifico, i consumi domestici sembrano abbiano rallentato a causa dell’incertezza politica interna, al pari con tutto il settore delle esportazioni, mentre sono stati gli investimenti ed il settore delle costruzioni a supportare la crescita.

Il risultato tedesco non è così isolato. Anche il Giappone ha terminato lo scorso trimestre con un andamento negativo, mentre l’Italia ha chiuso con una crescita piatta.

LA CAPACITA’ DI REAGIRE    

Da anni la Germania ci ha abituati a repentini recuperi, trainati principalmente dalla forza della sua industria manifatturiera che esporta in tutto il Mondo.

Anche in questo caso la debolezza sembra essere congiunturale, malgrado il malessere colpisca indifferentemente tutta l’area euro.

La posizione dominante dell’industria tedesca dovrebbe, tuttavia, permettere anche in una fase di rallentamento macroeconomico alla prima economia europea di continuare a primeggiare e ritornare a crescere sebbene a ritmi inferiori a quelli dell’ultimo triennio.

Sulla velocità della crescita inciderà sicuramente anche l’impatto della guerra commerciale, ma anche l’incertezza per l’evoluzione della situazione politica interna con la futura successione di un “totem” come la Merkel, leader incontrastata da oltre un decennio.