Banca Mediolanum ha archiviato i primi nove mesi del 2018 con un margine di intermediazione pari a 810,1 milioni (+4,5% rispetto al pari periodo del 2017), al cui interno le commissioni nette sono aumentate a 608,2 milioni (+5% a/a). Il periodo si è chiuso con un utile netto in calo a 272,1 milioni (-2,5% a/a) scontando una maggiore imposizione fiscale.
Banca Mediolanum ha chiuso i primi nove mesi del 2018 con una crescita del giro d’affari, e del risultato netto di gestione, mentre l’utile netto ha riportato un calo legato ad un maggiore carico fiscale.
Si segnala che il Cda ha deliberato la distribuzione di un acconto sul dividendo pari a 0,20 euro per azione a valere sul risultato del 2018, a partire dal prossimo 21 novembre 2018, con stacco cedola il prossimo 19 novembre.
Il margine di intermediazione, nei primi nove mesi, si è attestato a 810,1 milioni (+4,5% rispetto al corrispondente periodo del 2017).
Nel dettaglio, le commissioni nette sono salite a 608,2 milioni (+5% rispetto ai primi nove mesi del 2017), grazie alla crescita delle commissioni di gestione a 754,5 milioni (+4,5% annuo), a loro volta sostenute dall’incremento delle masse. Si è ridotto invece il contributo delle commissioni di performance, scese a 121,8 milioni dai 126 milioni del periodo di confronto.
Il margine di interesse è rimasto sostanzialmente allineato al periodo gennaio-settembre 2017, attestandosi a 136,1 milioni (-1,1% a/a), anche grazie alla continua crescita del credito erogato alla clientela.
Positivo il contributo dei profitti da trading, saliti dai 6,5 milioni del periodo gennaio-settembre 2017 a 26,1 milioni, nonostante il difficile contesto di mercato che ha contraddistinto il periodo.
I costi operativi sono cresciuti in misura proporzionale al giro d’affari a 434,1 milioni (+4,2% rispetto al periodo di confronto), in relazione allo sviluppo infrastrutturale e tecnologico, allo sviluppo sui mercati esteri e alle nuove iniziative di business.
Tali dinamiche hanno portato a un risultato lordo di gestione pari a 376 milioni (+4,9% a/a).
Dopo rettifiche su crediti scese a 8,7 milioni (-4,9% rispetto ai primi nove mesi del 2017), il risultato netto di gestione si è fissato a 367,4 milioni (+5,2% rispetto al periodo gennaio-settembre 2017).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 272,1 milioni (-2,5% a/a), risentendo di una maggiore imposizione fiscale a 62,5 milioni (+64,1% rispetto ai primi nove mesi del 2017).
Dal lato patrimoniale, al 30 settembre gli impieghi salgono a 48,8 miliardi (+17,9% rispetto a fine 2017), supportati soprattutto dall’incremento delle attività finanziarie totali a 34,4 miliardi (+9,2% rispetto al 31 dicembre 2017).
In aumento anche la raccolta a 32,2 miliardi (+30% rispetto a fine 2017). Nello specifico, la raccolta diretta da clientela si attesta a 24,8 miliardi (+32,6% rispetto al 31 dicembre 2017).
Sul fronte della solidità patrimoniale, il Cet1 a fine settembre 2018 si fissa al 14,6 per cento.
Si ricorda che il cda, nel corso dello scorso mese di luglio, ha approvato il mantenimento di un profilo di rischio estremamente prudente e ha pertanto modificato le logiche di gestione della tesoreria, privilegiando ricavi stabili nel margine da interesse. Applicando i nuovi parametri di gestione, che hanno assunto efficacia contabile a partire dallo scorso 1° ottobre, il Cet1 pro-forma al 30 settembre risulta pari al 20,2 per cento.