Banche – L’ABI mette in luce gli effetti dello spread su impieghi e raccolta

L’allargamento dello spread Btp-Bund tedeschi comincia a ripercuotersi riflettersi sui tassi che le banche applicano ai clienti e sul costo che pagano per raccogliere attraverso obbligazioni. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI).

In riferimento ai prestiti, il rapporto ha evidenziato che ad ottobre “un incremento dei tassi di interesse sulle nuove operazioni di finanziamento, risentendo dell’aumento dello spread nei rendimenti dei titoli sovrani”.

Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è attestato all’1,87% dall’1,80% di settembre, mentre quello medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è aumentato all’1,60% dall’1,45% del mese precedente.

“Non si tratta di cambiamenti bruschi, ma dopo aver segnalato per mesi nuovi minimi storici ora si vede una inversione di questo trend che dovremo monitorare nei prossimi mesi”, ha dichiarato Gianfranco Torriero, vice direttore generale dell’associazione dei banchieri, durante una conference call per presentare il rapporto.

Per quanto riguarda la raccolta obbligazionaria, il rapporto mette in luce che “il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni è risultato in sensibile aumento nel corso degli ultimi mesi, risentendo dell’aumento dello spread nei rendimenti dei titoli sovrani, toccando a settembre 2018 un valore pari a 1,71% rispetto al valore minimo di 0,56% registrato a maggio 2018”. Torriero ha però precisato che l’ammontare delle nuove obbligazioni emesse è contenuto.

Per quanto riguarda le sofferenze, il rapporto ABI evidenzia che “in 21 mesi si sono quindi ridotte di oltre il 54%. Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di 49 miliardi, oltre il 55%. In rapporto agli impieghi, le sofferenze nette di settembre sono al 2,32% minimo da maggio 2011 quando erano al 2,30%”.