Oggi il testo della proposta del piano di accantonamenti sui futuri crediti deteriorati sarà presentato al Parlamento Europeo. Il relatore sarà l’italiano Roberto Gualtieri, presidente della commissione Affari Economici e Monetari dello stesso Parlamento.
Secondo quanto riporta la stampa, ci sarà poi tempo fino a venerdì 23 novembre per il deposito degli emendamenti e la versione finale, salvo rinvii, sarà votata dalla Commissione Econ del Parlamento UE il prossimo 6 dicembre.
Arriva quindi alle battute finali un tema molto rilevante per i bilanci delle banche europee, tanto che sono state avanzate diverse proposte negli ultimi mesi, di cui una dalla Commissione UE, una dal Consiglio UE e l’ultima proposta da parte dello stesso Parlamento UE.
Il tema riguarda la percentuale del valore degli Npl detenuti che una banca deve accantonare nel corso degli anni e le divergenze tra le proposte riguardano l’ammontare delle percentuali di accantonamento anno per anno e il numero di anni necessari per raggiungere una copertura al 100 per cento.
Nello specifico, l’attuale proposta del Parlamento prevede che l’accantonamento sui futuri crediti deteriorati salga progressivamente fino a raggiungere il 100% entro 9 anni per i crediti garantiti da immobili, 7 anni per le esposizioni con altre garanzie e 3 anni per esposizioni non garantite. Mentre la proposta della Commissione Europea è più rigida e richiede un accantonamento totale entro 8 anni per i garantiti e due anni per quelli non garantiti.
In particolare, tra gli emendamenti proposti, ci potrebbe essere la richiesta di adottare un approccio (che troverebbe favorevole l’ABI) di accantonamenti su portafogli di crediti e non su singole posizioni. Inoltre, ci si aspetta un trattamento diverso per quelle banche che come core business hanno l’acquisto di crediti deteriorati rispetto ai fondi di investimento.
Per tali istituti si chiederebbe, infatti, di prevedere la possibilità di far scattare l’anzianità del credito non al momento della classificazione a non performing ma alla data di risoluzione del contratto.
Infine, le possibili modifiche riguarderebbero la possibilità di estendere a 4 anni il periodo di copertura dei crediti non garantiti rispetto ai 3 anni proposti dal Parlamento.
Sempre in merito al segmento bancario, ci sono altre leggi che sono in via di revisione. Nello specifico si prevedono modifiche sul fronte della nuova direttiva sul capitale (Crr2 e Crd2) e sulla direttiva sulla risoluzione delle banche (Brrd2). Qui i tempi potrebbero essere più lunghi.