L’istituto guidato da Jean Pierre Mustier avrebbe esaminato un piano per scindere in due il gruppo, da una parte le attività estere e dall’altra quelle italiane. Lo scopo sarebbe proteggere le quotazioni degli asset fuori confine dal rischio Italia che hanno schiacciato al ribasso i corsi di Borsa del titolo, il quale ha perso più del 36% da inizio anno.
UniCredit studia un piano per liberarsi del rischio Italia. La principale banca italiana per dimensioni avrebbe esaminato, secondo quanto riferito da Il Sole 24ore, uno studio che prevede la scissione del gruppo in due: da una parte le attività estere con un baricentro in Germania e dall’altra quelle italiane. La banca non ha commentato le indiscrezioni.
Lo scopo di questo progetto, per ora tutto sulla carta, sarebbe quello di sterilizzare il valore delle attività oltre confine dal rischio Italia, che ultimamente ha particolarmente penalizzato le quotazioni dell’istituto di credito di piazza Gae Aulenti, al pari di quello delle altre banche tricolore. Ma che, nel caso di UniCredit, è sentito maggiormente, poiché l’azionariato è rappresentato soprattutto da fondi internazionali che non sono disposti in questa fase a vedere penalizzati i propri asset dalle dinamiche che spingono al rialzo il rischio Italia.
Nel dettaglio, il progetto prevedrebbe la scissione in due della banca, separando le attività nella Penisola, sulle quali continuerebbe a gravare il rischio derivante dall’innalzamento dello spread Btp-Bund, dall’ammontare dei crediti deteriorati e dal rating italiano che si riflette su quello della banca. Dall’altra parte vi sarebbero tutte le attività in Germania, Austria, Est Europa, Turchia e Russia, nonché la maggior parte dell’investment banking.
L’operazione sarebbe neutra per gli azionisti, che riceverebbero i titoli delle due nuove entità.
Negli ultimi 12 mesi i titoli UniCredit hanno lasciato sul terreno oltre il 36%, arrivando a una capitalizzazione complessiva di 24,1 miliardi. Una cifra deludente se si pensa che la banca ha raccolto negli ultimi due anni 22 miliardi tramite l’aumento di capitale da 13 miliardi realizzato nel febbraio 2017, accompagnato da un piano di cessioni per altri 9 miliardi.
Una debolezza che non solo infastidisce gli investitori istituzionali, ma che smorza la forza competitiva della banca nei confronti del progetto di aggregazione internazionale. Si pensi per esempio al fatto che, quando circolavano i rumor su un merger con Société Générale, le quotazioni dell’istituto italiano mostravano un premio sulla capitalizzazione, mentre ora presentano uno sconto.
Certo non si può non pensare che un progetto del genere, anche se potrebbe avere dei risvolti tecnici convenienti nel breve per gli azionisti, non indebolisca una delle principali realtà del credito della Penisola, con come conseguenza un indebolimento per il Paese stesso.
In ogni caso, si ricorda che il piano “Transform 2019” di UniCredit, lanciato da Mustier a pochi mesi dal suo insediamento alla guida della banca a dicembre 2016, è basato sull’approccio “One Bank One UniCredit”, approccio ribadito di continuo dal manager anche negli anni successivi.
I titoli in Borsa intorno alle 10:30 segnano un +2,2% a 10,75 euro, in linea con l’indice di settore che guadagna il 2,3 per cento.