Banca Finnat ha archiviato i primi nove mesi del 2018 con un margine di intermediazione in calo del 31,7% a 47,9 milioni, in relazione al venire meno della rilevante plusvalenza, pari a 24,8 milioni, realizzata nel 2017 con la vendita della partecipazione in London Stock Exchange. Al netto di questa componente, il margine di intermediazione sarebbe salito del 6% su base annua. L’utile netto è diminuito a 4 milioni (-85,6% rispetto ai primi nove mesi del 2017).
Banca Finnat continua a mantenere un importante posizionamento competitivo nel settore delle Pmi quotate e quotande; nel periodo in esame la Banca ha accresciuto il proprio ruolo come Nomad e Global o Lead manager con il perfezionamento di 5 operazioni di quotazione sul mercato Aim Italia.
Inoltre, la banca d’affari ha consolidato la propria posizione di leadership come operatore specialista tramite l’acquisizione di 9 nuovi incarichi e tramite lo sviluppo e l’ampliamento dell’attività di ricerca e dei servizi post quotazione offerti alle Pmi.
Banca Finnat, nei primi nove mesi del 2018, ha riportato un margine di intermediazione pari a 47,9 milioni (-31,7% a/a).
L’andamento ha risentito della riduzione dei profitti da trading dai 27,2 milioni dei primi 9 mesi 2017, che però includevano la plusvalenza da 24,7 milioni legata alla cessione della quota in London Stock Exchange, a 1,3 milioni. Al netto di questa componente, il margine di intermediazione sarebbe salito del 3,4 per cento.
Positiva la dinamica dei ricavi core, con il margine di interesse aumentato a 8,6 milioni (+31,9% annuo), grazie alla crescita dei finanziamenti alla clientela, e le commissioni nette salite a 36,4 milioni (+8,2% rispetto al periodo di confronto). Queste ultime hanno beneficiato del contributo fornito dai servizi di collocamento titoli e consulenza alle società quotande, dal collocamento di prodotti assicurativi, dalla consulenza finanziaria e dai servizi di custodia e amministrazione titoli.
I costi operativi sono cresciuti a 40,7 milioni (+17% rispetto al periodo gennaio-settembre 2017). Nel dettaglio, i costi del personale sono aumentati a 25,7 milioni (+4,3% rispetto al periodo di confronto), anche per effetto della crescita dell’organico dei consulenti commerciali, e gli altri costi hanno raggiunto i 15 milioni (+47,7% a/a), includendo anche oneri di sistema.
Dopo avere contabilizzato rettifiche su crediti aumentate a 1,9 milioni (+59,1% a/a), il risultato netto di gestione si è attestato a 5,3 milioni (-84,5% rispetto al periodo gennaio-settembre 2017).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 4 milioni (-85,6% rispetto ai primi nove mesi del 2017), per il venire meno della suddetta plusvalenza.
Dal lato patrimoniale, a fine settembre gli impieghi salgono a 2 miliardi (+16,5% rispetto al 31 dicembre 2017), mentre la raccolta aumenta a 1,8 miliardi (+20,1% rispetto a fine 2017).
Sul fronte della solidità patrimoniale, al 30 settembre il Cet1 si attesta al 28,6% (32,6% al 31 dicembre 2017).