Stop ai contributi pubblici all’editoria a partire dal primo gennaio 2020, con importanti risvolti già a partire dal 2019. E’ quanto prevede l’emendamento firmato dal deputato Adriano Varrica, Movimento 5 Stelle, alla legge di bilancio 2019, all’esame in prima lettura a Montecitorio.
La proposta di modifica avrà serie conseguenze soprattutto sul mondo delle testate minori, con i tagli stimati all’occupazione, valutato dall’Fnsi, intorno a un migliaio dei posti di lavoro.
L’emendamento Varrica abroga la legge delega e il fondo per il pluralismo dell’informazione e i relativi contributi a partire dal primo gennaio 2020. Resta esclusa dai tagli solo l’editoria speciale.
Per il 2019 invece viene prevista una fase transitoria, che taglia le erogazioni al 90% e introduce ulteriori tetti. In particolare, i rimborsi previsti per le testate minori su carta (viene eliminata la distinzione tra quotidiani e periodici) per copie vendute aumenta a 0,35 euro (ora è rispettivamente 0,20 e 0,25 euro).
Per le testate maggiori (oltre 1 milione di copie annue vendute) il contributo scende dagli attuali 0,35 euro a 0,20 per i quotidiani e 0,25 per i periodici. Ancora, il rimborso per copie vendute non potrà essere superiore a 350mila euro (dagli attuali 3,5 milioni).
Complessivamente, i contributi erogati, i rimborsi e altre elargizioni non possono essere superiori al 50% dei ricavi dell’azienda. L’emendamento introduce inoltre un tetto massimo di 0,5 milioni.