UniCredit ha collocato ieri con successo un bond senior non-preferred a 5 anni per un importo pari a 3 miliardi di dollari, valido ai fini del nuovo standard prudenziale Tlac (Total Loss Absorbing Capacity) e destinato a un primario investitore istituzionale. Il tutto rientra nell’ambito dell’US Global MTN Program della banca.
Il bond offre un tasso di 420 punti base oltre il tasso swap a 5 anni in euro, che ieri era pari a 29 punti base. Il collocamento è molto più costoso rispetto al rendimento di 70 punti base sopra il tasso swap offerto a gennaio nell’emissione di un senior non-preferred bond da 1,5 miliardi di dollari.
Con questa emissione, che secondo fonti di stampa verrà sottoscritta interamente da Pimco, la banca ha previsto un impatto positivo per gli attivi ponderati per il rischio (Rwa) di circa 73 punti base nel terzo trimestre 2018, con un conseguente effetto positivo per il Cet1 ratio. Il titolo ha rating atteso ‘Baa3’ per (Moody’s), ‘BBB-‘ per Standard & Poor’s e ‘BBB’ per Fitch.
L’incremento del costo dell’emissione è dovuto all’incertezza che persiste nei mercati da ormai quattro mesi, che ha contributo ad incrementare lo spread Btp-Bund. La crescita del costo di finanziarsi sta diventando una delle sfide più problematiche che il comparto bancario deve affrontare nei prossimi mesi.
Infatti, si ricorda che il giugno 2020 è il termine entro il quale le banche europee devono rimborsare alla Bce la prima tranche dei finanziamenti Tltro, e per far ciò hanno bisogno di emettere titoli di debito che in questo momento sono più costosi e che di conseguenza hanno effetti negativi sulla liquidità degli istituti.
Liquidità a parte, è rilevante sottolineare che il bond è valido ai fini del Tlac. I nuovi requisiti Tlac sono requisiti patrimoniali che indicano il livello minimo di passività che le banche possono computare ai fini del bail-in in caso di risoluzione dell’istituto bancario.
Tali requisiti verranno imposti alle banche a rilevanza sistemica globale (G-Sib) dal 1° gennaio 2019. Ad esse è richiesto di detenere strumenti finanziari in grado di assorbire le perdite e di garantire una ricapitalizzazione.
I bond senior non-preferred rispondono appunto a questa esigenza. I titoli obbligazionari senior non-preferred sono titoli che non possono incorporare una componente derivata e che, nella gerarchia del passivo, sono di rango inferiore ai crediti Cet1, AT1, AT2 ma superiore alle obbligazioni subordinate.
Ciò implica che possono essere utilizzati in caso di risoluzione con una maggiore probabilità, incrementandone il rischio e di conseguenza possono essere collocati solo ad investitori qualificati.
Si segnala che questa nuova categoria di titoli è nata a seguito della direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie (Brrd), ed in Italia solo due banche, UniCredit a gennaio e Ubi ad aprile, hanno emesso titoli obbligazionari senior non-preferred poiché approvati solo con la manovra di bilancio del 2018.