L’amministratore delegato della banca di piazza Gae Aulenti spiega perché è stato deciso di effettuare un’emissione di elevate dimensioni, in un momento in cui gli investitori sono in fuga dai titoli italiani per i timori legati alle sanzioni europee sulla manovra finanziaria, che si sono rispecchiati in un allargamento dello spread, facendo schizzare al rialzo il costo dei finanziamenti per le banche italiane.
Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di UniCredit, difende l’emissione del bond senior non-preferred da 3 miliardi di dollari (2,6 miliardi di euro) a 5 anni effettuata il 27 novembre, sul quale sarà pagato un tasso di quasi il 5 per cento.
Nel dettaglio, il costo del bond per la banca è stato fissato a 420 punti base sul tasso swap a 5 anni in euro. Una bella cifra se si pensa che nell’emissione precedente relativa al medesimo tipo di titoli, effettuata a gennaio, UniCredit aveva spuntato un premio di 70 punti base sul benchmark, vale a dire un costo di circa l’1 per cento.
“Il costo non è ideale”, ammette Mustier in un’intervista al Financial Times, “ma volevamo dimostrare di avere accesso al mercato per emissioni di elevato ammontare. L’amministratore delegato di UniCredit è convinto che questo segnale di forza sia molto importante per il mercato, preoccupato della capacità degli istituti di credito italiani di poter accedere al mercato in un momento in cui lo scontro in atto tra il Governo italiano e la Commissione Europea sulla manovra finanziaria ha fatto schizzare al rialzo lo spread e messo in fuga gli investitori internazionali.
Mustier sottolinea inoltre che, per UniCredit, “aver realizzato questa operazione con un singolo investitore preserva la capacità di ricorrere al mercato per altre emissioni”. Il manager rileva però che per quanto riguarda la banca ha sostanzialmente finito. L’istituto, infatti, aveva indicato la propria intenzione di emettere un ammontare compreso tra i 3-5 miliardi di euro di senior non-preferred bond entro la fine del primo trimestre 2019 e, considerando la recente emissione più quella di gennaio, si arriva a 4,1 miliardi di euro.
Il numero uno di piazza Gae Aulenti, infine, ha sottolineato di avere già incorporato nelle proiezioni del margine di interesse del prossimo anno il maggiore costo di finanziamento.
Nel complesso l’operazione è giudicata dal mercato positivamente, circa 90-100 milioni di costo aggiuntivo del funding sono considerati assorbibili dal bilancio della banca, che ha un target di 4,7 miliardi di utile netto per il 2019. Tuttavia, il differenziale pagato rimane molto elevato e suscita degli interrogativi sulla capacità delle banche meno solide di riuscire ad accedere al mercato a costi sopportabili.
In ogni caso, per UniCredit qualcuno solleva l’interrogativo per i titoli AT1 il cui rimborso può essere bloccato se la banca non è in grado di rimpiazzarlo a un costo simile. Ma Mustier smentisce possano esserci problemi, sottolineando che ha investito 1,2 milioni, pari al suo stipendio annuale, in azioni e titoli AT1 dell’istituto. “Ho voluto lanciare un segnale molto forte”, ha detto il manager, “il fatto che io abbia investito personalmente in azioni e titoli AT1 dimostra che si debba avere fiducia che noi supporteremo tutte le diverse categorie di portatori di interesse”.
A Piazza Affari il titolo cede poco dopo le 12:30 l’1,5% a 11,48 euro, contro l’indice di settore Ftse Italia Banche che cala dell’1 per cento.