Moda – Secondo McKinsey velocità e proattività cambieranno il settore nel 2019

“L’anno prossimo sarà un risveglio dopo la resa dei conti del 2018, un tempo per le aziende della moda di guardare alle opportunità e non solo per superare le sfide”. E’ quello emerge dalla lettura delle prime righe del report “The State of Fashion 2019” sul settore pubblicato da McKinsey e BoF (Business of Fashion).

Dall’analisi proposta da McKinsey, emerge la previsione di crescita del McKinsey Global Fashion Index dal 3,5 al 4,5% (indice formato da un panel di 500 aziende del settore), leggermente inferiore rispetto al 2018 (4-5%), con la Greater China destinata a superare gli Stati Uniti, diventando così il primo mercato mondiale del settore.

A prescindere dalle dimensioni e dal segmento, i players devono essere agili, focalizzati sul digitale e ottenere sempre più velocemente il consenso sul mercato. “Quelli che avranno successo avranno fatto i conti con il nuovo paradigma che prende forma intorno a loro, dopo che alcune delle vecchie regole semplicemente non funzionano più.”

Per emergere, le imprese devono prendere una posizione attiva sui temi sociali, soddisfare le richieste dei consumatori per trasparenza e sostenibilità radicali e, cosa più importante, avere il coraggio di “auto-disgregare” la propria identità e le fonti del loro vecchio successo per realizzareil cambiamento e vincere nuove generazioni di clienti.

Le stesse, devono altresì investire nel migliorare la loro produttività e resilienza, a causa delle prospettive incerte, con gli shock esterni al sistema sempre nascosti e con la crescita che non può essere data per scontata.

Ad esprimere il loro ottimismo sull’andamento del settore nel 2019 sono solo i players attivi nel segmento del lusso, specialmente in Nord America. Visione pessimistica invece per gli altri attori coinvolti, preoccupati delle nuove e costose sfide che li attendono.

Ad incidere sulle diverse percezioni, la polarizzazione del settore che continua ad essere una dura realtà nella moda con il 97% dei profitti economici per l’intero settore posseduti da 20 aziende, la maggior parte delle quali nel segmento del lusso.

In particolare, tra leader a lungo termine emergono tra gli altri nomi come Inditex, LVMH e Nike, realtà che hanno più che raddoppiato il loro profitto economico negli ultimi dieci anni. Secondo le stime degli analisti, ciascuno di loro ha accumulato oltre 2 miliardi di dollari di profitto economico nel 2017.

L’altro elemento che frena l’ottimismo degli attori è rappresentato dall’emergere dall’India, con la sua classe media in aumento, il settore manifatturiero potente e la tecnologia sempre più accorta. Elementi che ne hanno fatto una destinazione essenziale per le aziende della moda.

Segue il timore legato alle tensioni commerciali e all’incertezza che ne scaturisce. Nel contesto, le aziende dovrebbero predisporre piani di emergenza per una potenziale scomposizione delle catene del valore globali. Tuttavia, potrebbero anche esserci nuove opportunità derivanti dal crescente commercio sud-sud e dalla rinegoziazione degli accordi commerciali.

In conclusione, gli analisti di McKinsey prevedono che il 2019 sarà un anno modellato dai cambiamento del comportamento e del modo di agire dei consumatori. Una trasformazione legata alla tecnologia, alle cause sociali e ai problemi di fiducia, oltre al potenziale sconvolgimento da eventi geopolitici e macroeconomici.

Solo i marchi che riflettono accuratamente lo “Zeitgeist”, ossia lo spirito culturale, o che hanno il coraggio di “auto-disgregare” emergeranno come vincitori.