Si avvicina l’assemblea dei membri del patto di sindacato di Mediobanca, che si terrà il prossimo 5 dicembre. L’ipotesi che sembra prendere sempre più corpo è la creazione di una versione più “light” del patto.
Il presidente di Banca Mediolanum (uno dei principali membri del patto), Ennio Doris, si era fatto promotore di questa strada nelle scorse settimane.
L’idea di fondo è di trasformare il patto di sindacato in un patto di consultazione, e non di blocco o di voto, formula meno vincolante rispetto alla precedente che, a secondo quanto riportato dallo stesso Doris, è stato accolto positivamente da alcuni degli altri soci.
La bozza del nuovo patto, secondo quanto riportano rumor di stampa, è stata delineata dall’attuale presidente del patto, Angelo Casò.
Fonti di stampa indicano che i pattisti avranno la possibilità di poter cedere la propria quota senza dover aspettare specifiche finestre temporali. Inoltre, sempre secondo rumor di stampa, i membri del patto potranno presentare una lista per il cda solo in via subordinata rispetto a quello uscente.
Il nuovo accordo, che dovrebbe partire dal 1° gennaio 2019, andrebbe a scadenza il 31 dicembre 2020 (è possibile l’introduzione di una clausola di rinnovo tacito che permetta di allungare i tempi) o almeno fino a ottobre 2020, quando dovrà essere nominato il nuovo cda della banca. Lo statuto è stato modificato e prevede l’introduzione del sistema monistico.
L’assemblea dei pattisti si riunirebbe un paio di volte l’anno, in occasione della semestrale e del bilancio di fine anno, fermo restando alcune questioni eccezionali nel caso fosse necessario.
L’attuale versione del patto vincola il 28,47% del capitale di Mediobanca ma, con le disdette comunicate dal gruppo Bolloré (7,86% del capitale) e da Italmobiliare (0,98% del capitale) che avranno efficacia da inizio 2019, la quota scende al di sotto del 25% (19,63%), livello minimo previsto dall’attuale patto, comportando così lo scioglimento automatico dello stesso.