UniCredit – Risultato netto di gestione in forte crescita (+18%) nei 9M 2018

UniCredit ha archiviato i primi nove mesi del 2018 con un risultato netto di gestione pari a 5,2 miliardi (+18,3% a/a), grazie alla buona tenuta dei ricavi core e al deciso contenimento dei costi, incluso quello del rischio. L’utile netto, tuttavia, ha registrato una netta contrazione a 2,2 miliardi (-53,7%% annuo) per via delle poste straordinarie legate all’impairment di Yapi e ad accantonamenti per le sanzioni americane.

I primi nove mesi del 2018 di UniCredit sono stati caratterizzati da una forte riduzione dei costi come previsto dal piano “Transform 2019”, che ha aiutato ad incrementare il risultato netto di gestione rispetto al periodo di confronto.

La gestione è però stata tuttavia nettamente influenzata da voci di natura straordinaria registrate nel terzo trimestre, ossia l’impairment di banca Yapi, dovuto al crollo della lira turca, e un maggior accantonamento per sanzioni americane, che sono in fase di liquidazione.

Nonostante l’impatto delle poste straordinarie, l’amministratore delegato di UniCredit, Jean Pierre Mustier, ha confermato che la banca rispetterà gli obiettivi per il 2019 con le seguenti parole: “Confermiamo il nostro obiettivo di utile netto al 2019 di 4,7 miliardi, un RoTE superiore al 9%, e un RoTE per il Group Core superiore al 10 per cento. Il gruppo continuerà a mantenere un forte MDA buffer di 200-250 punti base, pari a un fully loaded Cet1 ratio al 2019 del 12-12,5%”.

UniCredit, nei primi nove mesi del 2018, ha generato un margine di intermediazione pari a 14,9 miliardi (-1,1% rispetto al corrispondente periodo del 2017). La diminuzione è attribuibile ai minori ricavi da trading, pari a 1,1 miliardi (-24,3% rispetto ai primi nove mesi del 2017), andamento legato alla volatilità dei mercati.

Al contrario, i ricavi core si sono incrementati. Il margine di interesse si è attestato a 8,1 miliardi (+1,2% a/a) e le commissioni nette a 5,1 miliardi (+1,7% annuo), queste ultime grazie alla buona di quelle di gestione e di quelle legate ai servizi transazionali.

Gli altri ricavi si sono fissati a 607 milioni (+0,8% rispetto al periodo di confronto). Si segnala però che nei primi sei mesi gli altri ricavi erano incrementati del 7,8%, poiché avevano beneficiato anche dei dividendi della banca turca Yapi. Mentre nel terzo trimestre hanno subito un rallentamento dovuto al crollo della lira turca, che ha influenzato i dividendi provenienti dalla banca turca. Riduzione però controbilanciata dalle cedole sulle azioni sottostanti al mandatory convertible di Pekao.

Il totale dei costi operativi è sceso del 6,6% annuo a 8 miliardi, evidenziando il successo della rigorosa disciplina di controllo dei costi messa a punto con il varo del piano “Transform 2019”. Riduzione dovuta per effetto sia dei minori costi del personale sia degli altri costi. Il costo del personale è diminuito a 4,8 miliardi (-7,3% rispetto al periodo di confronto), per effetto del calo del numero dei dipendenti. Le altre spese operative sono scese a 3,2 miliardi (-5,5% rispetto ai primi nove mesi del 2017), grazie alle minori spese immobiliari e di consulenza. Il cost/income è così migliorato dal 56,8% al 53,5 per cento.

Grazie alle dinamiche sopra riportate, il risultato lordo di gestione è risultato in crescita del a 6,9 miliardi (+6,1% a/a).

La diminuzione del 19,3% annuo delle rettifiche su crediti, pari a 1,7 miliardi, ha contribuito a generare un risultato netto di gestione in netta crescita (+18,3%) a 5,2 miliardi.

Pesano però le voci straordinarie e gli altri accantonamenti del terzo trimestre. Questa voce era pari a 950 milioni a fine giugno, mentre è ammontata a 2,3 miliardi a fine settembre, più del doppio rispetto ai primi nove mesi del 2017. L’incremento è dovuto alla svalutazione di Yapi Credit, pari a 846 milioni, e agli accantonamenti per le sanzioni americane che sono in fase di liquidazione, di ammontare non quantificato. Si segnala inoltre che ha contribuito in modo positivo per 114 milioni, invece, la cessione dell’attività di credito su pegno.

Il periodo si è chiuso con un utile netto pari a 2,2 miliardi, in diminuzione del 53,7% rispetto al periodo di confronto.

Sul fronte patrimoniale, a fine settembre i crediti verso la clientela si attestano a 462,2 miliardi (+5,3% rispetto al 31 dicembre 2017). I crediti deteriorati lordi sono pari a 41 miliardi (-15% rispetto a fine 2017) con un coverage ratio del 72,8%, al cui interno le sofferenze ammontano a 24,1 miliardi (-16% rispetto al 31 dicembre 2017), con un grado di copertura del 46,2%, e le inadempienze probabili sono pari a 16,7 miliardi (-14,1% rispetto a fine 2017), con un rapporto di copertura del 31% per cento.

La raccolta da clientela è leggermente aumentata a 469 miliardi (+1,3% rispetto al 31 dicembre 2017).

Dal lato della solidità patrimoniale, al 30 settembre il Cet1 fully loaded si fissa al 12,11% (13,02% a fine 2017), dopo l’impatto derivante dall’innalzamento dello spread.