Nella giornata di mercoledì si sono riuniti i soci del patto di Mediobanca che non hanno presentato richiesta di disdetta anticipata dallo stesso lo scorso settembre. Come largamente atteso dal mercato, gli azionisti rimasti hanno concesso il via libera alla creazione di una nuova versione dell’accordo di pura consultazione, incluso il primo socio UniCredit. Il nuovo patto partirà il 1° gennaio 2019 e avrà termine il 31 dicembre 2021 salvo proroghe. I membri potranno disporre liberamente delle azioni apportate. I partecipanti inoltre potranno presentare una lista per il rinnovo del cda solo se non provvede il board uscente.
Ieri i soci del patto di sindacato di Mediobanca che non hanno dato disdetta anticipata nella finestra dello scorso settembre hanno dato il via libera alla creazione di una nuova versione dello stesso, che sarà di pura consultazione.
Il nuovo accordo, che riguarderà il 19,82% del capitale dell’istituto di piazzetta Cuccia, avrà efficacia a partire dal 1° gennaio 2019 è scadrà il 31 dicembre 2021 e si rinnoverà automaticamente per periodi di tre anni, fra i partecipanti che non ne abbiano dato disdetta almeno tre mesi prima della scadenza originaria o prorogata.
Come si evince dalla tabella sottostante, alla fine anche UniCredit (primo azionista del patto con l’8,40% del capitale) ha dato il suo benestare a seguire questa strada, oltreché il gruppo Mediolanum (secondo socio con il 3,28%), il cui presidente Ennio Doris si era fatto promotore di una soluzione di questo tipo.
Il nuovo accordo non prevede impegni né di blocco né di voto sulle azioni apportate.
Con il nuovo patto – sottolinea la nota – “i partecipanti confermano il comune interesse alla crescita del gruppo, assicurandone unità di indirizzo nel rispetto della tradizione di autonomia e indipendenza. Per questo obiettivo partecipanti ritengono utile stabilire appropriate modalità per incontrarsi e condividere riflessioni e considerazioni in merito all’andamento della banca. Impregiudicato il rispetto di una perfetta parità informativa rispetto alla generalità degli azionisti della banca”.
Un particolare interessante messo in luce nel comunicato è “che ciascun partecipante si impegna a non porre in essere operazioni che facciamo sorgere obblighi di Opa”.
In merito alla governance, il testo dell’accordo precisa che “il cda della banca ha la facoltà di presentare entro 30 giorni dall’assemblea la lista degli amministratori per il rinnovo del consiglio. Qualora il consiglio di amministrazione della banca depositi una lista nessun partecipante avrà la facoltà di presentare una propria lista, ferma restando la piena libertà di voto nell’assemblea dei soci della banca”.
I partecipanti – fa presente la nota – “convengono che questa sia la prassi preferibile in quanto maggiormente aderente alla normativa europea e alle best practice internazionali”.
“Nell’ipotesi in cui – prosegue la nota – per qualsivoglia ragione il consiglio uscente non presenti la propria lista, il presidente convocherà senza ritardo l’assemblea dei partecipanti per predisporre una lista che dovrà essere approvata con la maggioranza dei tre quarti delle azioni”.
Sempre su questo tema, il comunicato fa presente che “qualora il consiglio uscente non presentasse la propria lista e l’assemblea dei partecipanti non fosse in grado di approvare la lista con la maggioranza richiesta, ogni partecipante o gruppo di partecipanti avrà la facoltà di presentare una propria lista, ferma restando la piena libertà di voto nell’assemblea dei soci della banca”.
Si ricorda che l’attuale board scadrà nell’ottobre del 2020 e che il nuovo sarà eletto con l’introduzione del sistema monistico.
L’assemblea del patto si riunirà, unicamente a fini consultivi, indicativamente almeno 15 giorni prima di ogni assemblea ordinaria e/o straordinaria dell’istituto ed entro 30 giorni dalla pubblicazione della relazione semestrale. Al patto spetterà presentare la lista per il collegio sindacale.
L’assemblea del patto potrà decidere sull’ammissione di nuovi membri, mentre se uno dei partecipanti arrivasse a detenere una quota pari o inferiore a 500.000 azioni uscirebbe dall’accordo.
Con la costituzione di un patto di questo tipo, che riduce ulteriormente la presa dei soci storici sulla banca, si pone un ulteriore tassello per accelerare la trasformazione di Mediobanca in una public company, obiettivo auspicato anche dall’Ad Alberto Nagel. L’azionariato vede la presenza di investitori istituzionali con il 47% del capitale.