Brusco sell-off sulle Borse del Vecchio Continente, che chiudono la giornata con perdite oltre il 3%, mentre Wall Street viaggia in ribasso tra 1,8 e 2,5 punti percentuali.
A Piazza Affari il Ftse Mib termina in calo del 3,5% a 18.643 punti, sostanzialmente in linea con il Dax di Francoforte (-3,5%), il Ftse 100 di Londra (-3,6%), il Cac 40 di Parigi (-3,3%) e l’Ibex 35 di Madrid (-2,9%).
Focus di giornata sull’arresto del Cfo di Huawei, Weng Wanzhou, che ha riacceso i timori legati ai rapporti Usa-Cina. La direttrice finanziaria, nonché figlia del fondatore del colosso tecnologico cinese, è stata infatti fermata su mandato degli Stati Uniti, che ne hanno richiesto l’estradizione.
Un episodio ancora da chiarire, ma che rischia di compromettere le trattative commerciali tra Washington e Pechino e di inasprire il dibattito sul cyber spionaggio cinese, che aveva già portato le autorità americane a vietare l’utilizzo di apparecchi Huawei per i dipendenti statali.
Ad alimentare il clima di avversione al rischio contribuisce anche l’agenda macroeconomica. La stima Adp sui nuovi impiegati nel settore privato è risultata sotto le attese, con 179 mila nuovi impieghi a novembre a fronte di 195 mila previsti e 225 mila del mese precedente, in attesa del job report ufficiale di domani. Deboli anche i dati su ordini di fabbrica e ordinativi di beni durevoli, così come gli indici sull’attività non manifatturiera americana, in flessione rispetto ad ottobre.
Acquisti sui beni rifugio, con il rendimento del T-Bond decennale al 2,85% e quello del Bund a 23 centesimi. In particolare, il movimento della yield curve americana resta sotto osservazione dopo i dubbi provocati negli ultimi giorni dall’inversione del tratto 3-5 anni e dalla contrazione del differenziale 2-10 anni. In controtendenza il Btp, che risale al 3,18%, riavvicinando lo spread con il benchmark tedesco a 295 punti base, in attesa degli ultimi correttivi alla manovra. Intanto, Fitch ha tagliato le stime di crescita dell’Italia sia per il 2018 (dall’1,2% all’1%) sia per il 2019 (dall’1,2% all’ 1,1%).
Sul Forex si rafforza lo yen, riportando il cambio con il dollaro a 112,4 e il cross con l’euro a 127,9, mentre l’euro/dollaro risale a 1,137 dopo il dato Adp e quello positivo di questa mattina sugli ordini industriali tedeschi di ottobre.
Tra le materie prime le quotazioni del greggio perdono oltre 4 punti percentuali nonostante i dati sulle scorte Usa migliori delle stime, con Wti e Brent rispettivamente a 50,5 e 59 dollari al barile, in attesa di sviluppi dal meeting Opec di Vienna e di chiarire la posizione della Russia. Nel frattempo, i Paesi del cartello hanno trovato un’intesa sull’estensione dei tagli alla produzione, ma non sull’entità degli stessi e potrebbero attendere la riunione di venerdì con i produttori non Opec.
Tornando a Piazza Affari, i segni rossi investono tutti i titoli del listino principale, in particolare SAIPEM (-6,4%) in scia al calo del greggio, STM (-6%) sotto pressione con il comparto tecnologico e il settore finanziario, FINECO (-6,8%), UNICREDIT (-5,6%) e UBI (-5,8%) su tutte.
Male anche il comparto auto, con FCA a -5,1%, mentre il Governo valuta l’introduzione di un sistema di tasse e incentivi sull’acquisto di nuovi veicoli in base al livello di emissioni di CO2.
Limitano i danni le utilities, CAMPARI (-0,8%) e ATLANTIA (-0,8%). Intanto Rossini è salito al 51,79% di RECORDATI (-2,1%), facendo scattare l’Opa a 27,55 euro.