Goldman Sachs pubblica un nuovo studio sul settore del lusso e della moda e rivede le stime di crescita del comparto.
Gli analisti hanno ridotto al 5%, dal precedente 7%, il tasso di crescita del lusso globale nel 2019 (+10% nel 2018). Un rallentamento già preannunciato e che si confermerà il prossimo anno.
Una dinamica che sarà influenzata dalla sempre più crescente vulnerabilità della domanda da turismo, dall’andamento dei tassi di cambio, oltre all’introduzione di nuovi leggi, come quella sull’e-commerce che entrerà in vigore in Cina a partire dal 1° gennaio 2019 e che porteranno a una riduzione del tasso di crescita nel mercato asiatico che si rifletterà poi sull’intero settore.
Si tratta di nuove disposizioni riguardanti la concorrenza sleale nel caso una piattaforma e-commerce acquisisca una posizione dominante nel mercato, mentre altre riguardano la suddivisione delle responsabilità tra piattaforma e operatore, come in caso di beni o servizi venduti sulla piattaforma lesivi dei diritti dei consumatori.
Gli analisti prevedono quindi un cambiamento strutturale della catena distributiva. Per superare tale ostacolo, è evidente che le società dovrebbero aumentare la propria presenza diretta in loco, sfruttando le iniziative governative sulla riduzione delle tariffe all’importazione, scese del 4%, e offrendo prezzi premium.
L’attenzione delle aziende verrebbe quindi reindirizzata sulla vendite dirette, modalità per ora ancora prediletta dalle maison in quanto consente di avere il pieno controllo sulla catena distributiva, ma che deve tuttavia fare i conti con consumatori sempre più digitalizzati e diverse difficoltà logistiche presenti in determinate aree.
Il calo della crescita prevista dagli esperti (+10% nel 2018; +5% nel 2019 e +6% nel 2020) è riferibile a diversi fattori, tra cui la domanda dei beni di lusso nella regione Asia-Pacifico, il Pil globale (3,5% nel 2019 dal precedente 3,7%) e la sua relazione con la ricchezza del consumatore mondiale, e agli acquisti da viaggio, che ad oggi rappresentano circa un terzo della spesa del lusso (20% della spesa del lusso cinese).
Una dinamica, quest’ultima, che potrebbe tenere conto dell’andamento più o meno favorevole dei tassi di cambio, della disponibilità di prodotti e della presenza sempre più crescente di aree duty free, ma che ad oggi viene rivista dagli analisti che hanno ridotto il tasso di crescita delle vendite da turismo al 3,8% in Europa nel 2019 (5,6% il precedente) e al 7,2% in Asia (9% il precedente), stabile invece la previsione per gli Stati Uniti (5,5% dal precedente 6,7%).
Per opporsi al rallentamento è quindi necessario che le società mettano in atto alcune ma potenziali strategie che le permettano di affrontare questo nuovo e sempre più fluido scenario.
Nel dettaglio, se si guarda alle realtà che negli ultimi due anni hanno sovraperformato il mercato è possibile cogliere diversi accorgimenti, come l’investimento diretto nel proprio prodotto e nel brand, (Moncler Genius) oltre allo sviluppo della catena distributiva, sia online che diretta. Importante anche il controllo dei costi, soprattutto quelli di carattere variabile (es. Gucci e Louis Vuitton).
In tale scenario diventa fondamentale inoltre, anche la capacità per i brand di difendere la qualità dei propri prodotti e la correlazione diretta che intercorre tra quest’ultimo e il nome della maison.