Tenaris ha chiuso i primi 9 mesi del 2018 confermando la solida espansione dell’attività (con volumi in progresso del 42%), dei ricavi (in aumento del 50% a 5.554 milioni di dollari), e della redditività (con l’Ebit in crescita di oltre il 100% a 693 milioni di dollari e l’Ebit margin al 12,5% rispetto al 4,5% dei primi nove mesi del 2017). Con queste premesse il management si aspetta di chiudere l’anno con forti volumi e una marginalità in linea con quella attuale. Anche per i prossimi anni l’attività è attesa in aumento grazie alla strategia di espansione sia geografica che di prodotto: gli analisti infatti stimano i ricavi al 2020 in crescita a 9.247 milioni di dollari e l’Ebit in aumento a 1.651 milioni di dollari. Ad oggi il potenziale upside dell’azione ordinaria è del 27,6% rispetto ai valori attuali.
Tenaris ha conseguito nel 2017 uno sviluppo dei ricavi del 23,2% a 5.288 milioni di dollari ed il trend si è rafforzato nei primi nove mesi del 2018, quando il trend di crescita si è fissato al 50% ed i ricavi hanno raggiunto 5.554 milioni di dollari. Performance sostenuta soprattutto dalla ripresa dell’attività in Nord America, ove i ricavi dei primi nove mesi del 2018 sono aumentati del 52% a 2.520 milioni rispetto ai 1.655 milioni di dollari dei primi nove mesi del 2017.
Anche la redditività beneficia di questo contesto: l’Ebitda infatti cresce del 77,8% a 1.110 milioni di dollari (624 milioni di dollari nei primi nove mesi del 2017) e l’Ebit di oltre il 100% a 693 milioni di dollari (166,6 milioni di dollari nell’analogo periodo del 2017).
Il tutto si inserisce in un contesto di grande solidità patrimoniale in cui il rapporto Total Asset / patrimonio netto è pari a 1,2x e la posizione finanziaria netta è positiva per 408 milioni di dollari.
Per i prossimi anni la società continuerà ad essere impegnata a implementare la propria strategia di efficienza produttiva e commerciale per differenziarsi dai concorrenti, rafforzare la sua presenza nei mercati locali e globali, espandere la gamma dei prodotti attuale e svilupparne di nuovi a elevato valore aggiunto in grado di operare in ambienti difficili, assicurare adeguati rifornimenti dei fattori produttivi e ridurre i costi di produzione dei prodotti principali nonchè sviluppare l’offerta dei servizi di gestione.
Secondo gli analisti queste azioni sosterranno la crescita anche nei prossimi anni: i medesimi stimano infatti che i ricavi al 2020 arriveranno a 9.247 milioni di dollari (con un cagr del 25% rispetto ai 5.288,5 milioni dell’esercizio 2017), l’Ebitda a 2.021 milioni di dollari (con un cagr del 44% rispetto ai 943,2 milioni del 2017) e l’Ebit a 1.651 milioni di dollari (cagr del 131% rispetto ai 334,6 milioni del 2017).
L’azione ordinaria che a maggio si è avvicinata alla forte resistenza statica posta a 17,5 euro, si trova ora in un trend discendente che l’ha portata dai 17,28 euro registrato il 18 maggio 2018 in apertura ai valori attuali in area 12,5 euro.
Secondo gli analisti, che si sono espressi con 1 rating “buy”, 10 rating “hold” e 1 rating “sell” il titolo ha un target price medio a mesi di 16,91 euro, con un potenziale upside del 27,6% rispetto alle quotazioni attuali.
Il conto economico
L’aumento della marginalità è riconducibile al miglior assorbimento dei costi fissi su volumi di vendita maggiori e alla razionalizzazione delle spese generali e amministrative che nei primi nove mesi incidono per il 18,4% sui ricavi (ovvero 1.023 milioni di dollari) rispetto al 25,0% dell’analogo periodo del 2017 (926 milioni).
L’andamento della gestione finanziaria migliora anche per il risultato delle società partecipate, soprattutto Ternium e Usiminas, che passa da 90 milioni di dollari a 143 milioni.
Un ulteriore contributo di 41 milioni è riconducibile agli utili su cambi, 31 milioni dei quali relativi alla svalutazione dei debiti denominati in pesos argentini.
L’aumento delle imposte è dovuto principalmente al miglioramento dei risultati e all’effetto della svalutazione delle valute locali in Argentina e Messico sulla base imponibile espressa in dollari delle nostre filiali argentine e messicane.
Breakdown ricavi
La crescita dei ricavi è stata trainata dall’aumento del 42% dei volumi: nei primi nove mesi del 2018 sono stati prodotti 2,6 milioni di metri cubi di prodotti tubolari rispetto ai 1,9 milioni di metri cubi dell’analogo periodo del 2017.
In Nord America, la crescita dell’attività di perforazione ha rallentato nel terzo trimestre dopo essere aumentata nella prima metà dell’anno, riflettendo sia i limiti sulla capacità di trasporto dei gasdotti nel bacino Permian e nel Canada sia l’aumento dei differenziali dei prezzi dei greggi.
Anche in America Latina, l’attività di trivellazione è aumentata nel corso dell’anno, in particolare in Colombia e nel giacimento offshore in Guyana, e si sta lentamente riprendendo in Messico e nello shale in Argentina.
Nel resto del mondo, è in atto una graduale ripresa dell’attività di perforazione in molte regioni, ma l’attività di trivellazione in mare aperto rimane limitata.
Lo stato patrimoniale
La struttura patrimoniale rimane estremamente solida: il totale degli asset è pari a 14,6 miliardi (di cui 8,9 miliardi si riferiscono ad attivi immobilizzati e 5,7 miliardi ad attivi correnti) e sono coperti per 11,8 miliardi da mezzi propri, per 0,8 miliardi da passività a lungo termine, e per 2,0 miliardi da passività a breve termine.
La diminuzione della cassa disponibile rispetto al 31 dicembre 2017 è dovuta principalmente alla riduzione dello stock di titoli a reddito fisso (dai 1.192 milioni del 31 dicembre 2017 a 794 milioni del 30 settembre 2018) e alla diminuzione del cash & cash equivalent (dai 330 milioni del 31 dicembre 2017 ai 236 milioni del 30 settembre 2018) per la dinamica dei flussi di cassa descritti nel paragrafo seguente.
I flussi di cassa
L’attività operativa ha generato flussi per 371,5 milioni di dollari, già al netto dei 659,0 milioni assorbiti dall’aumento del capitale circolante.
Questi sono serviti per finanziare gli investimenti (capex) per 273,7 milioni e il pagamento di dividendi per 332,2 milioni.
Relativamente alle attività di funding gli introiti dalla vendita di titoli pari 348,4 milioni di dollari sommati a quelli derivanti dai finanziamenti pari a 623,3 milioni sono stati sufficienti a coprire i rimborsi del periodo pari a 948,4 milioni.
Pertanto, considerando anche gli effetti di movimenti minori, i primi nove mesi del 2018 si sono chiusi con un assorbimento complessivo di cassa pari a 81,6 milioni.
Ratio
Poiché la posizione finanziaria è positiva i ratio PFN/Ebitda e PFN/patrimonio netto perdono di significato in quanto sono indicatori di sostenibilità dell’indebitamento.
L’aumento del roe è invece dovuto alla crescita dell’utile netto nei periodi in esame (-74 milioni di dollari nel 2015, +59 milioni nel 2016 e +536 milioni nel 2017).
Strategia
Per il futuro, la società intende proseguire l’espansione della propria attività a livello internazionale consolidando la propria posizione di leadership mondiale nel settore dei tubi di qualità e dei servizi per vari settori tra cui quello energetico.
Per raggiungere questi obiettivi, il management prevede le seguenti direttrici principali:
- rafforzare la presenza della società nei mercati locali e globali;
- espandere la gamma dei prodotti e svilupparne di nuovi a valore aggiunto in grado di operare in ambienti difficili;
- espandere il modello Rig Direct®, migliorare l’offerta di servizi tecnici e di gestione dei prodotti per consentire ai clienti di ottimizzare le soluzioni adottate e ridurre i costi operativi
- assicurare la continuità dei fattori produttivi e ridurre i costi di produzione
Outlook
La società si aspetta di chiudere il quarto trimestre e l’esercizio 2018 con forti consegne grazie al progetto Zohr e allo stagionale aumento di vendite in Canada e con margini in linea con i livelli attuali.
Il primo trimestre 2019 è atteso con vendite simili a quelle del quarto trimestre 2018 e con margini stabili.
Punti di forza
Andamento in Nord America: nei primi 9 mesi dell’anno in corso i ricavi sono cresciuti di oltre il 50%
Dimensione: Tenaris è un importante player che opera a livello internazionale con le principali compagnie petrolifere
Trend dei risultati economici: sia nell’esercizio 2017 che nei primi nove mesi del 2018 l’Ebit è cresciuto di oltre il 100%
Struttura finanziaria: il ratio Total Asset / Equity è pari a 1,2x e la posizione finanziaria netta è positiva
Dislocazione della produzione: gli impianti produttivi sono dislocati in 18 Paesi.
Punti di debolezza
Bassa diversificazione di business: la società è esposta all’andamento del mercato delle trivellazioni petrolifere
Andamento del business in alcune aree: in alcune geografie la ripresa dell’attività di perforazione mostra deboli segnali di crescita
Opportunità
Innovazione tecnologica: la collocazione di alcuni giacimenti richiede lo sviluppo di prodotti ad elevato valore aggiunto che possano operare in ambienti difficili
Andamento delle attività di exploration: la scoperta di nuovi giacimenti rappresenta un’opportunità di business per la società
Minacce
Corsi petroliferi: l’indebolirsi delle quotazioni del greggio può portare a minori investimenti in Exploration & Production
Prezzi delle materie prime; l’aumento dei costi dei fattori produttivi, quali i prezzi delle materie prime, possono erodere la redditività della società
Dazi: le tariffe applicate dall’amministrazione Trump ai prodotti in acciaio importati potrebbe creare problemi alla competitività della società
Competizione: gli esportatori cinesi di prodotti low cost in USA potrebbe ledere la competitività della società
Previsioni degli analisti
Secondo i dati raccolti da Bloomberg l’andamento atteso della società è riassunto nella tabella sottostante:
Alla luce di ciò le view degli analisti sull’azione ordinaria possono essere così sintetizzate:
Analisi tecnica
Periodo poco felice per l’azione ordinaria, che il 10 ottobre scambiava sulla resistenza posta a 15 euro mentre ora si trova intorno a 10,2 euro, sui minimi da febbraio 2016.
Tre sono le cause di questo movimento discendente lungo la banda di Boellinger inferiore: la prima è l’andamento delle quotazioni del greggio che ha trascinato al ribasso tutti i principali titoli del settore quali Eni (-15%), Exxon (-11%), Repsol (-15%) e, in misura più contenuta, Royal Dutch Shell (-5%) e Total (-4%). Il secondo motivo è il sell-off sull’azionario italiano provocato dalle tensioni tra Italia e UE in merito alla legge di bilancio, mentre il terzo fattore scatenante è l’incertezza provocata dalla politica commerciale sulle importazioni da parte dell’amministrazione Trump.
Un segnale di forza sarebbe il superamento degli 11 euro mentre una discesa sotto i 9,75 euro potrebbe comprimere il titolo fino agli 8,90 euro.