La Commissione europea vuole vedere più chiaro sulle cifre della manovra proposta dall’Italia che, in linea di principio, avrebbe tirarla fuori dalle secche della procedura di infrazione. I numeri riferiti al futuro, è noto, sono comunque soggetti alle ipotesi di fondo assunte che hanno di base una caratteristica: l’opinabilità. Non sorprende quindi che siano necessari dei tempi supplementari come, peraltro, non stupirebbe nessuno se nel frattempo venisse richiesto qualche aggiustamento più strutturale.
I mercati, benchè fiduciosi in una soluzione che si è più volte ribadito fa aggio ad entrambe le parti, avevano messo in conto questa possibilità che probabilmente aiuta a dimostrare che l’apertura ad uno sforamento dalle regole è una procedura soggetta ad un esame severo e si potrebbe forse immaginare un epilogo di sospensione condizionata al rispetto di traguardi intermedi. Quel che è certo è che, in apertura, i rendimenti dei benchmark non penalizzano i Btp, sostanzialmente immobili, anche se il Bund vede i propri livelli limati di un paio di centesimi.
Questo movimento, seppur marginale, è lo stesso che si registra sul T-bond e va letto come un riflesso condizionato alla rinnovata debolezza delle piazze azionarie e una fuga in avanti verso i porti “sicuri” dei cosiddetti safe-heaven, specie sul fine anno. D’altronde, si indebolisce nuovamente anche lo spread dei corporate high-yield che riguadagna qualche centesimo e che dovrebbe ampliarsi anche nella prossima rilevazione, visto come stanno le cose.
Ormai le speranze di un minirally in chiusura di 2018 sono quindi totalmente relegate a quello che dirà domani la Fed quando il Presidente Jerome Powell si troverà nell’ingrato compito di misurare con un’attenzione estrema ogni parola che andrà a pronunciare, ben sapendo di come un’interpretazione diversa da quella desiderata potrebbe incidere definitivamente sulla eccessiva emotività dei mercati in questo frangente.