Obbligazioni – Bruxelles: tutto rinviato al 2019

La Commissione europea vuole vedere più chiaro sulle cifre della manovra proposta dall’Italia che, in linea di principio, avrebbe tirarla fuori dalle secche della procedura di infrazione. I numeri riferiti al futuro, è noto, sono comunque soggetti alle ipotesi di fondo assunte che hanno di base una caratteristica: l’opinabilità. Non sorprende quindi che siano necessari dei tempi supplementari come, peraltro, non stupirebbe nessuno se nel frattempo venisse richiesto qualche aggiustamento più strutturale.

I mercati, benchè fiduciosi in una soluzione che si è più volte ribadito fa aggio ad entrambe le parti, avevano messo in conto questa possibilità che probabilmente aiuta a dimostrare che l’apertura ad uno sforamento dalle regole è una procedura soggetta ad un esame severo e si potrebbe forse immaginare un epilogo di sospensione condizionata al rispetto di traguardi intermedi. Quel che è certo è che, in apertura, i rendimenti dei benchmark non penalizzano i Btp, sostanzialmente immobili, anche se il Bund vede i propri livelli limati di un paio di centesimi.

Questo movimento, seppur marginale, è lo stesso che si registra sul T-bond e va letto come un riflesso condizionato alla rinnovata debolezza delle piazze azionarie e una fuga in avanti verso i porti “sicuri” dei cosiddetti safe-heaven, specie sul fine anno. D’altronde, si indebolisce nuovamente anche lo spread dei corporate high-yield che riguadagna qualche centesimo e che dovrebbe ampliarsi anche nella prossima rilevazione, visto come stanno le cose.

Ormai le speranze di un minirally in chiusura di 2018 sono quindi totalmente relegate a quello che dirà domani la Fed quando il Presidente Jerome Powell si troverà nell’ingrato compito di misurare con un’attenzione estrema ogni parola che andrà a pronunciare, ben sapendo di come un’interpretazione diversa da quella desiderata potrebbe incidere definitivamente sulla eccessiva emotività dei mercati in questo frangente.