Il Consiglio di Amministrazione di Trevi ha approvato ieri il Piano Industriale Consolidato 2018-2022 e la connessa manovra di rafforzamento patrimoniale e ristrutturazione del debito.
La manovra prevede un aumento di capitale per cassa, da offrire in opzione agli azionisti, e la conversione da parte delle banche finanziatrici di una parte dei crediti vantati verso il gruppo, per un importo pari a 310 milioni, in azione ordinarie Trevi di nuova emissione nel rapporto di 4,5:1.
Riguardo l’aumento di capitale, gli azionisti FSI Investimenti (gruppo CDP) e Polaris Capital Management hanno confermato l’impegno, subordinatamente ad alcune condizioni, a sottoscrivere la quota di loro spettanza e un’ulteriore eventuale quota di inoptato fino all’importo massimo di 38,7 milioni ciascuno, per complessivi 77,4 milioni.
Tra le condizioni poste dagli azionisti vi sono il completamento della cessione del business Oil & Gas a MEIL e il raggiungimento di un accordo di ristrutturazione sui diversi elementi necessari per l’attuazione dell’operazione, tra cui il trattamento dell’indebitamento finanziario residuo e la nuova finanza necessaria a sostenere il piano industriale.
Inoltre, FSI ha posto come condizione che nessun azionista giunga a detenere una partecipazione di controllo della società.
La quota residua di 52,6 milioni, in caso di inoptato, verrebbe invece garantita da un consorzio di garanzia organizzato dalle banche finanziatrici, attraverso l’utilizzo di crediti ai fini della conversione.
L’azionista di maggioranza, Trevi Holding, ha confermato a sua volta l’interesse a esercitare i propri diritti connessi all’operazione e prosegue nella ricerca di un partner finanziario e nella definizione delle condizioni che le consentano di partecipare.
La manovra prevede infine una possibile ristrutturazione del mini-bond denominato “TREVI-Finanziaria Industriale S.p.A. 5,25% 2014 – 2019”, per un valore di emissione di 50 milioni, rispetto al quale è in corso un sondaggio di mercato con alcuni tra i principali detentori. Qualora confermata, verrebbe sottoposta all’approvazione dell’assemblea degli obbligazionisti in tempo utile per la definizione dell’accordo di ristrutturazione del debito.
La società conta di raggiungere un accordo definitivo con le banche finanziatrici sulla ristrutturazione dell’indebitamento residuo e sulla concessione di nuova finanza utile a sostenere il piano industriale entro il prossimo mese di febbraio.
Inoltre, verrà richiesta l’estensione dell’efficacia dell’accordo di standstill, in scadenza il prossimo 31 dicembre, a tutto il periodo necessario per la sottoscrizione degli accordi definitivi, l’astenersi dal chiedere il rimborso dell’indebitamento finanziario e il mantenimento dell’attuale operatività delle linee di credito per cassa e per firma.
La definizione degli accordi consentirà la sussistenza della continuità aziendale e dunque di procedere, entro aprile 2019, all’approvazione dei bilanci relativi all’esercizio 2017 e all’esercizio 2018.
L’intera operazione dovrebbe concludersi nel primo semestre 2019 e diventare la base per la realizzazione del nuovo Piano Industriale Consolidato 2018-2022, che si fonda su quattro pilastri:
- la focalizzazione geografica in Paesi con profilo di crescita, rischio e marginalità coerenti al posizionamento del gruppo;
- la concentrazione del portafoglio su lavori e prodotti ad elevata complessità e marginalità;
- l’ottimizzazione del footprint commerciale e operativo;
- l’implementazione di processi standard per massimizzare il controllo delle attività periferiche.
Ciò dovrebbe consentire alle divisioni Trevi e Soilmec di ritornare in arco di piano a livelli di ricavi e marginalità comparabili a quelli precedenti l’insorgere delle difficoltà finanziarie.
Inoltre, il piano prevede il raggiungimento di alcuni target patrimoniale quali PFN/Ebitda non superiore a 3x e PFN/PN pari a 1:1.