I principali soci di Ubi formano un patto di consultazione per il rinnovo dei vertici della banca, che avverrà la prossima primavera. L’intesa unisce 264 azionisti di Ubi, per un totale pari al 21,52% del capitale.
Un passo importante in vista del rinnovo del consiglio di amministrazione che sarà votato dalla prossima assemblea, la quale si riunirà in primavera e sancirà il passaggio dal sistema dualistico attualmente in vigore a quello monistico.
Il nuovo board sarà formato da 15 nuovi consiglieri e dovrà includere il nuovo presidente e il nuovo amministratore delegato. Per questa carica sembra scontata al momento la conferma dell’attuale Ceo Victor Massiah, mentre per la presidenza tra i candidati ci sarebbero l’attuale presidente del consiglio di gestione, Letizia Moratti, e il numero uno del consiglio di sorveglianza, Andrea Moltrasio.
La costituzione del patto, in anticipo sui tempi previsti, segna un passaggio importante di superamento delle barriere che in passato avevano viste contrapposte le diverse anime del gruppo. Soprattutto quella bresciana e quella bergamasca che esprimevano gli azionisti della Banca Popolare di Bergamo e del Banco di Brescia che hanno dato vita a Ubi, insieme alla cuneese Bre Banca.
Quanto alla partecipazione al patto, il peso maggiore spetta al polo bresciano con una quota del 12,5% del capitale riunito nel Sindacato Azionisti Ubi, la componente bergamasca con il Patto dei Mille conferisce il 3,108% mentre Cuneo attraverso la Fondazione CariCuneo il 5,91 per cento. Si arriva così al 21,52%, a cui va aggiunta un’ulteriore quota del 2,5% del capitale detenuta dai soci bresciani ma non inclusa nel patto.
Il patto di riferimento punta a dare stabilità alla governance dell’istituto, riunendo una quota che si avvicina al 24-25% del capitale. Ora avrà il compito di stilare una lista di candidati al cda in grado di far convergere il consenso.
Nella prima assemblea di Ubi sotto forma di spa, tenutasi nell’aprile del 2016, a prendere la maggioranza dei voti (51,1%) era stata la proposta di Assogestioni, che tuttavia comprendeva solo tre nomi. Gli altri componenti del vertice erano stati quindi scelti dalla lista degli azionisti di maggioranza, che aveva ricevuto il 48,8% dei voti.