Il Ftse Italia Banche registra un ribasso del 30,6% da inizio anno, in linea all’omologo europeo (-33,5%), portandosi dietro anche il Ftse Mib (-16,1%).
Il 2018 ha deluso le aspettative di chi si attendeva di veder riflessi in Borsa i risultati positivi degli sforzi di ristrutturazione e di de-risking effettuati da tutte le principali banche italiane.
L’andamento di borsa dei titoli del comparto ha infatti risentito maggiormente della volatilità dei mercati e dell’innalzamento dello spread che, nel corso della seconda parte del 2018, si è allargato sensibilmente e ha toccato livelli massimi attorno ai 325 punti base a fine novembre nei momenti di più forte tensione della trattativa tra il governo italiano e la Commissione UE sulla manovra finanziaria.
I timori degli impatti sui bilanci delle banche, che hanno investito 370 miliardi dei propri asset in titoli di stato, dell’ampliamento del differenziale tra Btp e Bund ha quindi avuto la meglio per quanto riguarda l’andamento dei titoli bancari, rispetto ai buoni risultati delle banche sul delicato fronte del de-risking.
Il 2018 per le banche italiane ha infatti rappresentato il momento di svolta in cui la maggior parte di esse è riuscita a voltare pagina rispetto alla questione dell’eccesso di sofferenze. La maggior parte degli istituti si sono impegnati in importanti operazioni di cessione che, accompagnate da un miglioramento dei flussi netti di crediti in sofferenza, hanno permesso al comparto dei alleggerire il peso degli Npl in bilancio.
Un processo avvenuto sotto la pressante spinta della Bce e che ha visto coinvolti anche gli istituti di maggiori dimensioni. Un percorso positivo che, accompagnato da piani industriali attenti alla riduzione dei costi operativi e del personale, ha consentito una notevole riduzione del costo del credito con un miglioramento dei risultati di bilancio e della redditività del comparto.
Tutte le banche del Ftse Mib hanno perso più del 20% da inizio anno. Tra le banche del Ftse Mib, UniCredit ha sottoperformato il settore registrando un -36,5%, risentendo anche della svalutazione della partecipazione nella banca turca Yapi registrata nel terzo trimestre.
Crolla anche Creval la peggiore delle Mid Cap (-57,9%), che nel mese di ottobre ha visto il cambio del board su proposta dell’azionista Denis Dumont.
Anno da dimenticare per Carige che tra ribaltoni della governance, scontri tra azionariato e pressioni Bce ha lasciato sul terreno l’81,5% della capitalizzazione.