Si chiude un anno complesso per l’Indice Ingegneria e Impiantistica Italia, che negli ultimi 12 mesi ha lasciato sul terreno il 27,5% sottoperformando sia il corrispondente indice europeo (-12,7%) che il Ftse Mib (-16,1%).
L’andamento negativo del comparto, con quasi la totalità dei titoli in rosso, è dovuto sia a fattori company specific che al contesto generale del mercato, sia dal lato italiano che internazionale.
L’azionario italiano è stato infatti appesantito dal clima di incertezza che ha seguito le elezioni politiche del 4 marzo.
L’esecutivo è poi andato allo scontro con l’Europa sulla manovra di bilancio, sulla quale è stato raggiunto un accordo solo a dicembre inoltrato, alimentando lo spread tra Btp e Bund e il sentiment negativo nei confronti del paese.
Il tutto in un contesto internazionale dove hanno sempre più preso piede i timori di un rallentamento della crescita globale, soprattutto alla luce delle crescenti tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, che hanno portato a un crollo dei corsi negli ultimi mesi dell’anno.
Di questa situazione ha sofferto soprattutto Prysmian (-35,8%) che, dopo essersi riavvicinata ai massimi storici a inizio anno, ha iniziato una lunga discesa fino a toccare i minimi dal .
I risultati nel corso del 2018 hanno comunque confermato la solidità del business, condizionato principalmente da componenti straordinarie e arricchito ulteriormente dall’acquisizione di General Cable per circa 3 miliardi.
Anno negativo anche per Leonardo (-22,6%) che già nel mese di gennaio ha subito lo shock legato alla presentazione del nuovo piano industriale, poco apprezzato dagli operatori soprattutto per quanto concerne la generazione di cassa.
Il titolo ha poi provato un recupero nel corso dell’anno, favorito anche da risultati che hanno confermato la ripresa della divisione elicotteri, per poi affondare nuovamente negli ultimi mesi dell’anno sui minimi da gennaio 2015.
Andamento negativo anche per Danieli (-23%) e Fincantieri (-26,4%) che hanno scontato soprattutto il contesto di mercato, in controtendenza rispetto ai risultati economici positivi registrati nel corso dell’anno.
La prima è stata anche appesantita dalla diffusione dei target per l’esercizio 2018/19, poco apprezzati dagli operatori, come anche di alcune trimestrali del gruppo cantieristico, che però ha mostrato una crescita costante dei risultati.
Discorso a parte per le società che operano nel settore delle costruzioni che in Italia ha vissuto un anno molto difficile, con diverse società in crisi o entrate in concordato.
Tra queste ultime Astaldi, che ha avuto accesso al concordato preventivo dopo la mancata esecuzione degli obiettivi del piano industriale stilato a luglio per risolvere i problemi legati alla crisi venezuelana nel 2017.
Il piano prevedeva infatti una manovra di rafforzamento patrimoniale per complessivi 2 miliardi, compreso un aumento di capitale da 300 milioni nel quale sarebbe dovuta entrare come partner la giapponese IHI.
La ricapitalizzazione era però subordinata alla cessione della concessione sul Terzo Ponte sul Bosforo, mai ultimata a causa della sopraggiunta crisi finanziaria che ha colpito in estate la Turchia.
La crisi del contractor romano ha mandato a picco le quotazioni del titolo, che ha perso il 75,6% del proprio valore toccando nuovi minimi storici.
Il contractor romano sta ora studiando il proprio salvataggio per il quale si è fatta avanti, oltre ad IHI, Salini Impregilo.
Quest’ultima non ha certo vissuto un anno positivo a livello borsistico (-56%), dove l’elevata plusvalenza generata dalla cessione della divisione Plants & Pavings di Lane Construction è stata offuscata dagli esborsi obbligati di fine anno per la restituzione degli anticipi legati al progetto di allargamento del Canale di Panama (217 milioni).
Minori sono state le perdite per Trevi (-4,2%) che, forse, intravede dopo più di un anno la luce in fondo al tunnel con l’ormai prossima attuazione di una manovra di rafforzamento patrimoniale e ristrutturazione del debito che dovrebbe tornare a garantire la continuità aziendale.
Infine, l’unico titolo in positivo nell’anno Ansaldo STS (+5,8%), il cui valore è ormai stabile al prezzo dell’Opa in corso da parte dell’azionista di maggioranza Hitachi, che porterà la società a lasciare presto Piazza Affari.