Oil & Gas – Eni limita le perdite (-0,4%) in un 2018 a due facce

Anno borsistico a due facce per il settore Oil & Gas, che ha vissuto una brillante prima parte del 2018 per poi crollare negli ultimi tre mesi dell’anno.

A guidare l’andamento dei corsi azionari è stato chiaramente il prezzo del greggio che, sul finire dell’anno, si trova in una fase di bear market dopo aver toccato i massimi dal 2014, anno della crisi.

Nei primi mesi dell’anno le quotazioni del greggio hanno imboccato una lunga fase rialzista, sostenuti soprattutto dall’annuncio della reintroduzione delle sanzioni americane sull’export iraniano di greggio allo scopo di azzerarlo completamente.

Sanzioni che hanno spinto l’Opec e i suoi alleati, anche per via della pressione di Washington sull’Arabia Saudita, a deliberare nella riunione di giugno il termine dei tagli produttivi e l’aumento della produzione nei mesi successivi, al fine di colmare il gap tra domanda e offerta.

I dubbi sulla capacità dell’organizzazione di sopperire al deficit iraniano hanno però tenuto banco per mesi, spingendo Wti e Brent sui massimi dal 2014 ad inizio ottobre, rispettivamente a 76,9 e 86,74 dollari/barile.

Da quel momento le quotazioni hanno iniziato una vertiginosa discesa inizialmente dovuta ai crescenti timori su un possibile rallentamento della crescita globale, e quindi su un calo della domanda petrolifera, soprattutto in scia alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

Questi timori si sono inseriti in un periodo di forte aumento delle scorte Usa e dei livelli produttivi record raggiunti da Arabia Saudita, Russia e dallo shale oil americano, che hanno così contribuito a un repentino calo dei prezzi.

Un’ulteriore spinta ribassista è poi arrivata con l’effettiva introduzione delle sanzioni all’Iran, indebolite dalle esenzioni fornite ad otto paesi tra cui i principali acquirenti, ovvero Cina e India.

I dubbi sulla capacità di soddisfare la domanda dei primi mesi dell’anno si sono così tramutati in timori di un eccesso di offerta e hanno portato l’Opec+ a varare nuovi tagli produttivi per 1,2 milioni di barili/giorno nel primo semestre 2019.

Le mosse dell’organizzazione non hanno però risollevato i corsi del greggio che, penalizzati anche dalle forti vendite sul comparto azionario, sono scesi sui minimi negli ultimi giorni dell’anno, in calo di oltre il 20% rispetto ai valori di fine 2017.

Questo andamento a due velocità si è riflesso anche nella performance del Ftse Italia Petrolio e Gas Naturale, che ha comunque messo a segno un positivo +1,4%, mentre l’Euro Stoxx Oil & Gas ha registrato un -2,5 per cento.

Le oscillazioni del petrolio hanno impattato maggiormente su Saipem che, dopo aver raggiunto i massimi a inizio ottobre a 5,518 euro con un incremento da inizio anno di oltre il 40 per cento, ha chiuso il 2018 con un ribasso complessivo del 14,2 per cento.

Il tutto mentre i risultati hanno mostrato il calo previsto a livello di ricavi e utili, ma allo stesso tempo una marginalità solida e in crescita.

La peggiore tra le big è stata Tenaris (-28,3%) che, nonostante i buoni risultati economici, ha sofferto negli ultimi mesi dell’anno scontando anche le accuse mosse al Ceo per corruzione e la crisi economica in Argentina.

Inoltre, non sono state accolte positivamente le parziali esenzioni ad alcuni paesi, tra cui la Corea del Sud, dai dazi imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni di acciaio e alluminio.

Molto lieve il ribasso per Eni (-0,4%) che è stata sostenuta da risultati economici in continua crescita ed in linea con i target stabiliti, favoriti dal successo della Dual Exploration. Inoltre, nel corso dell’anno è stata data sempre maggior attenzione all’economia circolare, che sarà il focus anche nel 2019.

In calo anche le Mid Cap Maire Tecnimont (-25,7%) e Saras (-15,6%) con quest’ultima penalizzata dall’aumento del prezzo del greggio, con la conseguente contrazione dei margini di raffinazione, e dalla vendita di una quota del 10% da parte della famiglia Moratti, che ha contestualmente sottoscritto un accordo di lock up frenando le spinte speculative.

Infine, tra le società a minore capitalizzazione, profondo rosso per d’Amico (-52,4%), appesantita da risultati economici negativi, mentre il ribasso è stato minore per Gas Plus (-12,5%), con entrambe che hanno toccato nuovi minimi storici.