I neo nominati commissari di Carige, il cui governo societario è stato al momento stabilizzato con la decisione della Bce di porre l’istituto in amministrazione straordinaria, possono ora concentrarsi sulla preparazione (già in corso) del piano industriale che dovrà portare alla messa in sicurezza definitiva della banca. I due punti principali su cui si concentrerà la strategia sarà l’ulteriore accelerazione nel de-risking e il completamento del rafforzamento patrimoniali. Operazioni che poi dovrebbero consentire a Carige di presentarsi nella condizione migliore nell’ottica di un’aggregazione, altro cardine del piano. I tempi sono stretti, dato che secondo indiscrezioni di stampa l’Eurotower avrebbe concesso ai commissari tre mesi (eventualmente prorogabili di altri tre) per arrivare a una soluzione definitiva, monitorando da vicino ogni passo.
Stabilizzata al momento la governance di Carige dopo la decisione della Bce di porre la banca in amministrazione straordinaria, i neo commissari, tra i quali l’ex Ad Fabio Innocenzi e l’ex presidente Pietro Modiano, possono concentrarsi sulla predisposizione (già in corso) del nuovo piano industriale.
In particolare, sono quattro i punti su cui il nuovo piano strategico si articolerà: il completamento del rafforzamento patrimoniale, il rilancio commerciale attraverso recupero delle quote di mercato nei segmenti core, il de-risking attraverso la riduzione degli Npl e la ricerca di possibili “business combination”.
Per quanto riguarda il de-risking, le ultime indiscrezioni di stampa riportano che la SGA (Società per la Gestione delle Attività), società che opera nella gestione e nel recupero degli Npl e posseduta dal Tesoro, potrebbe rilevare buona parte dei 3,7 miliardi di crediti deteriorati in capo a Carige (costituiti da 1,7 miliardi di Npl e 2 miliardi di Utp), con l’obiettivo di portare l’Npe ratio lordo sotto il 10% dall’attuale 22 per cento. Le discussioni sarebbero già partite a cavallo delle festività natalizie e starebbero proseguendo, in modo da definire l’eventuale perimetro su cui poi effettuare la due diligence.
“Vogliamo una banca finalmente normale in termini di qualità del credito. Anzi, un po’ più che normale. Tra le priorità c’è soprattutto quella di abbattere i crediti dubbi poiché una banca sana deve avere crediti dubbi sotto il 10%-5% del totale”, ha affermato Innocenzi in un’intervista.
“Già nelle scorse settimane Carige ha provveduto a fare accantonamenti importanti, sulla base dei dati trimestrali di settembre. Abbiamo fatto anche una serie di operazioni come la cartolarizzazione di circa un miliardo di sofferenze, la cessione delle relative tranche junior e mezzanine, la cessione di un importante portafoglio da circa 360 milioni di altri crediti dubbi. Andremo avanti in questa direzione”, ha ricordato sempre nell’intervista il neo commissario straordinario.
L’altra priorità resta il completamento del rafforzamento patrimoniale. In quest’ottica la prima questione riguarda la discussione che dovrà essere fatta con lo Schema Volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd), che a fine novembre ha sottoscritto un bond subordinato da 318,2 milioni (una quota di 1,8 milioni è stata sottoscritta da Banco Desio, che non fa parte dello Schema), consentendo all’istituto genovese di ripristinare i coefficienti patrimoniali per adeguarsi alle richieste della Vigilanza.
Secondo gli ultimi rumor di stampa, la Bce sarebbe favorevole alla conversione in azione di circa 200 milioni del bond (circa il 60% dell’ammontare), mentre i restanti 120 milioni resterebbero sotto forma di obbligazioni, con la cedola che verrebbe però ridotta del 50%, dal 16% (scattata dopo il mancato ok dell’assemblea all’aumento di capitale) all’8 per cento.
In base a questa ipotesi, sempre secondo la stampa, lo Schema Volontario del Fitd assumerebbe un peso di circa il 50% nel capitale di Carige, mentre la quota in capo alla Malacalza Investimenti scenderebbe significativamente (dal 27,55% a circa il 5-10%).
La prossima settimana dovrebbe tenersi un incontro tra i commissari straordinari e gli esponenti del Fitd. “Sarà una riflessione finalizzata a capire come meglio usare questo strumento nel nuovo scenario. Ci siederemo con loro a lavorare, ovviamente partendo dagli interessi di tutte le parti coinvolte: quelli delle banche associate allo Schema Volontario, quelli di Banca Carige e dei suoi azionisti e dei suoi depositanti”, ha fatto presente in un’intervista Innocenzi.
Non è poi da escludere che possa essere fatta una riflessione sulla cessione di alcune società del gruppo ligure, come ad esempio Banca Cesare Ponti e Banca Monte di Lucca.
L’accelerazione nella pulizia dell’attivo e il completamento del rafforzamento patrimoniale sarebbero propedeutici nell’ottica di una potenziale aggregazione, per cui al momento la banca è ancora in fase esplorativa, come spiegato da Innocenzi in un’intervista.
In merito a quest’ultimo tema, Innocenzi nell’intervista ha sottolineato che una potenziale integrazione può avere logiche “sia di tipo finanziario sia industriale”, come per esempio “la complementarietà dei territori sui quali si è più radicati perché Carige ha una vocazione fortissima in Liguria, Toscana e in alcune altre zone del Nord Italia”.
Tra gli aspetti finanziari, nell’intervista il commissario ha specificato che la banca può portare in dote crediti fiscali e il fatto che non usa ancora un modello interno sul capitale.