Salvatore Maccarone, presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd), che ha sottoscritto il bond subordinato da 320 milioni emesso da Carige a fine novembre per ripristinare i coefficienti patrimoniali relativi al 2018, ha delineato in un’intervista i possibili sviluppi.
Salvatore Maccarone, presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd), che tramite lo Schema Volontario ha sottoscritto 318,2 milioni dei 320 milioni del bond subordinato emesso da Carige a fine novembre 2018 (1,8 milioni sono stati sottoscritti da Banco Desio), consentendo alla banca ligure di ripristinare i coefficienti patrimoniali del 2018 fa il punto, in un’intervista, su quale potrebbe essere il ruolo del fondo nel sostegno della banca a in particolare sulle modifiche che potrebbero intervenire sul bond per quanto riguarda il tasso e l’eventuale conversione in azioni.
“Non vediamo la necessità di modifiche. Le uniche condizioni di cui si potrebbe astrattamente parlare riguardano il tasso di interesse del bond, perché le altre snaturerebbero la portata e la finalità dell’intervento. Il tasso è stato convenuto al 13%, con la possibilità di salire al 16% in assenza di aumento di capitale. Ora però, dopo la nota del gruppo Malacalza, la prospettiva del rafforzamento patrimoniale sembra tornata nella direzione immaginata inizialmente”, spiega Maccarone.
“Di conseguenza – ha aggiunto Maccarone nell’intervista – non credo ci sia la necessità di ritoccare il tasso, che in caso di via libera all’aumento di capitale tornerebbe automaticamente al 13%. Il tasso al 16% sarebbe applicato per pochi mesi, un periodo che non cambia di molto i costi per la banca”.
Il presidente del Fitd, sempre nell’intervista, ha poi sottolineato come l’apertura del gruppo Malacalza ad un aumento di capitale “è una notizia positiva perché riporta la vicenda nell’ambito del progetto iniziale”.
Maccarone ha comunque ricordato che l’eventuale cambiamento delle condizioni del bond, inclusa la diminuzione del tasso, richiederebbe il voto dei partecipanti allo Schema Volontario e dovrebbe essere approvato con un’ampia maggioranza pari a un numero di banche che rappresentino il 95% dei depositi e del 50% di quelle che fanno parte dello Schema Obbligatorio. Maccarone ha inoltre ricordato che il tasso è stato concordato “in linea con le condizioni di mercato”.
Lo stesso presidente del Fitd ha smentito qualsiasi conversione obbligatoria del bond al di fuori delle condizioni concordate. “Per convertire i titoli servono nuove azioni, che però mancheranno fino a quando non ci sarà un aumento di capitale”.
“Gli accordi prevedono che, se si verificasse una carenza di capitale primario, allora lo Schema avrebbe la facoltà di chiedere che parte del prestito obbligazionario sia portata nel computo del capitale Tier1 con modalità da studiare, per esempio con un titolo atipico ad hoc che avrebbe l’obiettivo di presidiare la finalità dell’intervento, vale a dire aiutare la banca ad uscire dai problemi. Al di fuori di questo scenario non ci sono altre opzioni”, ha sottolineato Maccarone. Il tutto anche con l’ok della Vigilanza.
Lo stesso Maccarone ha poi fatto presente che un incontro con i tre commissari straordinari di Carige (Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener) ci sarà questa settimana. Le ultime indiscrezioni riportavano che la prima questione da affrontare sarebbe stata la riduzione della cedola.
Il presidente del Fitd, nell’intervista, ha fatto presente che in caso di conversione “è verosimile che la quota dello Schema superi il 50 per cento. Dipenderà anche dall’adesione del mercato e dal prezzo di emissione”.
In questa eventualità, il Fitd creerebbe un trust o una sgr indipendente per la quota oltre il 49,9%. Lo statuto dello Schema non vieta la maggioranza relativa, ma il controllo di una banca.
Di conseguenza – sottolinea Maccarone nell’intervista – “dovremmo essere poi avveduti nel diritto di voto, per evitare si determini il controllo. Che del resto non è affatto il nostro obiettivo. Vogliamo restare nel capitale il minor tempo possibile”.