Partenza positiva per il comparto bancario a Piazza Affari. Intorno alle 09:50 il Ftse Italia Banche segna un rialzo dello 0,8%, confermando anche il rimbalzo di questo inizio di 2019.
L’andamento odierno è supportato dalla notizia che il Governo ha varato un decreto-legge che prevede misure urgenti a sostegno di Carige, in particolare la garanzia pubblica del ministero del Tesoro su eventuali passività emesse dalla banca ligure a sostegno della liquidità e la possibilità di ricorrere alla ricapitalizzazione pubblica a scopo precauzionale, nel rispetto della normativa comunitaria sugli aiuti di Stato, spegnendo sul nascere eventuali focolai di contagio nel caso le cose peggiorassero ulteriormente.
Dopo una prima reazione positiva ma blanda, l’indice bancario ha poi accelerato il rialzo nella prima mezz’ora di seduta.
Acquisti su tutti i titoli del listino principale, tra i quali mettono in luce Banco Bpm (+1,3% a 2,09) e Bper (+1,3% a 3,45 euro), due delle banche che i rumor di mercato indicano come potenzialmente interessate a Carige, insieme a Ubi (+0,8% a 2,65 euro) e, negli ultimi giorni, UniCredit (+0,7% a 10,55 euro).
Bene anche Intesa Sanpaolo (+0,9% a 2,05 euro), che nel 2017 rilevò alcune attività delle ex banche venete subito dopo l’intervento statale.
Per quanto riguarda Ubi e Banco Bpm, sottolineiamo come, nonostante siano indicate dai rumor come possibili pretendenti alla banca ligure, nel recente passato hanno chiaramente smentito un possibile interesse per Carige.
Il mercato, nonostante ancora le tante incertezze che attanagliano Carige, è propenso a pensare che alla fine l’istituto genovese si aggregherà ad un alto big del settore, dopo che sarà ripulita dei crediti deteriorati e avrà completato il rafforzamento patrimoniale al termine dell’amministrazione straordinaria.
Ipotesi che dovrebbe essere rafforzata dall’intervento dello Stato in caso di necessità. Per il momento, tuttavia, delineare l’identikit di chi potrebbe essere il partner ideale è un po’ prematuro e quindi non si nota a Piazza Affari una performance particolare per gli istituti che vengono indicati come possibili candidati a un’aggregazione.
Nell’analizzare gli effetti di una tale operazione, bisognerebbe, infatti, conoscere alcuni dettagli che al momento non sono stati definiti, quali le condizioni di un eventuale passaggio di mano che dovrà essere approvato dall’assemblea e quindi avere il benestare del principale socio, la Malacalza Investimenti.
A fronte del timore per eventuali rischi connessi alle posizioni del portafoglio di Carige o alle vicende giudiziarie, bisogna porre sull’altro piatto della bilancia i benefici nascosti tra le pieghe del bilancio e che potrebbero emergere in caso di fusione a partire dai crediti fiscali, come sottolineato nei giorni scorsi dall’ex Ad di Carige (ora commissario straordinario), Fabio Innocenzi. Un valore nascosto che potrebbe valere, secondo alcune stime, fino a 2 miliardi.