Carige – Focus dei commissari sul de-risking

Il nuovo piano di Carige, che sarà presentato entro fine febbraio, vede nell’accelerazione del piano di de-risking un tassello fondamentale. L’obiettivo dichiarato dall’ex amministratore delegato e attuale commissario Fabio Innocenzi è quello di portare il livello dei crediti deteriorati a un valore compreso tra il 5% e il 10% del totale dei crediti.

Il tutto per arrivare a ricevere dopo il 26 febbraio le manifestazioni di interesse per un’aggregazione con l’istituto di credito genovese, per la ricerca delle quali è al lavoro la banca d’affari Ubs.

Per arrivare al target prefissato, Carige dovrebbe vendere una cifra attorno a 1-1,5 miliardi di crediti deteriorati. Bisogna infatti ricordare che, dalla fotografia presentata dal bilancio dello scorso 30 settembre, risulta datata perché da allora sono state intraprese diverse altre operazioni che hanno migliorato la situazione.

Dai 4,8 miliardi del totale di crediti deteriorati della fine del terzo trimestre 2018, infatti, bisogna togliere circa 1 miliardo di sofferenze ceduto tramite l’operazione di cartolarizzazione denominata Riviera, mentre 366 milioni di Utp sono stati venduti a Bain capital. Inoltre, il 21 dicembre è stato trovato un accordo con il gruppo Messina per la restituzione del debito pari a circa 420 milioni del gruppo armatoriale, nel cui capitale è entrato il colosso Msc della famiglia Aponte.

L’attuale ammontare dei crediti deteriorati di Carige dovrebbe quindi essere sceso attorno ai 2,8-3 miliardi a livello lordo. È difficile al momento stabilire quale potrebbe essere l’impatto sul bilancio di tali operazioni.

Sul fronte dei possibili interessati, invece, sul mercato circolano diversi nomi di soggetti che potrebbero volersi assicurare una fetta di Npl di Carige. Tra questi innanzitutto gli operatori che hanno già realizzato operazioni in passato con la banca ligure, come Credito Fondiario, che ha acquistato anche la piattaforma di servicing per 1,2 miliardi, Bain Capital, nonché Illimity.

Sul fronte degli Utp potrebbe entrare in gioco la Sga, che ha rilevato il portafoglio degli incagli delle ex venete che sono stati esclusi dal perimetro di attività rilevate da Intesa Sanpaolo.