Ancora in calo i titoli Mps a Piazza Affari, dove oggi attorno alle 10:30 hanno toccato il nuovo minimo a 1,22 euro (-2,1%).
Da inizio anno le azioni della banca toscana hanno perso il 20%, dopo che la “questione Mps” è tornata alla ribalta in seguito al comunicato della banca di venerdì scorso sulle richieste contenute nel draft Srep della Bce sugli adeguamenti delle coperture degli Npl.
Richieste che prevedono l’aumento della copertura dei crediti deteriorati entro il 2026 in linea con quanto richiesto dall’Addendum. Scenari che hanno spaventato il mercato, che ha temuto impatti patrimoniali tali da rendere necessario un nuovo rafforzamento.
Timori che sembrano parzialmente rientrati in quanto secondo le stime degli analisti la situazione potrebbe essere gestibile, ma sufficienti da portare nuovamente in primo piano lo studio di una soluzione da parte del Governo. Necessità rafforzata dal fatto che entro il prossimo mese di giugno lo Stato deve presentare la propria strategia di uscita dal capitale della banca di cui controlla il 68,2 per cento.
Una delle ipotesi circolate sui banchi della politica è quella della creazione di un “terzo polo” bancario tricolore a cui potrebbero partecipare istituti del calibro di Banco Bpm, di Ubi e di Bper. Una strada che pare di difficile percorribilità, innanzitutto perché dovrebbe passare per le decisioni autonome delle assemblee degli istituti coinvolti, e poi per le eventuali richieste che potrebbero essere poste dalla Bce in termini di requisiti patrimoniali e di livelli di Npl aggregati.
Un aiuto potrebbe venire, secondo alcune ipotesi riportate da il Corriere della Sera, dalla Sga, società pubblica che si occupa di crediti deteriorati e che si è fatta carico delle sofferenze e degli incagli delle ex venete, che potrebbe acquistare gli Npl di Mps a un prezzo “ragionevole”, favorendo una pulizia delle sofferenze e degli incagli che renda la banca più presentabile per un’operazione di aggregazione.
In ogni caso, in Borsa molti investitori hanno preferito vendere. Negli ultimi quattro giorni è passato di mano circa il 2,8% del capitale, che rappresenta una bella fetta rispetto al 24,2% del flottante.