Negli ultimi giorni l’attenzione degli investitori è tornata a concentrarsi sulla copertura degli Npe da parte delle banche italiane, dopo le indiscrezioni di stampa secondo le quali la Bce nelle bozze di lettera Srep avrebbe chiesto agli istituti europei di arrivare a una graduale copertura dei crediti deteriorati, con riferimento sia allo stock sia ai nuovi flussi, in un’orizzonte di medio termine identificato nel 2026. Ora sono emersi ulteriori dettagli, riguardo la suddivisione da parte delle Bce degli istituti in tre fasce alle quali sono state assegnate indicazioni diverse.
Sarebbero tre i gruppi in cui gli istituti di credito europei sono stati suddivisi per quanto riguarda le richieste di copertura degli Npl contenute nelle lettere relative alla bozza Srep e recapitate dalla Bce agli istituti di credito dell’Eurozona.
Secondo quanto riporta la stampa, l’Eurotower avrebbe diviso le banche europee con un livello rilevante di Npe (Non performing exposure) in tre macro-fasce, in base alla capacità di coprire i crediti deteriorati e del peso dello stock sull’ammontare totale dei crediti, assegnando a ogni fascia target differenti.
Ad eccezione delle banche con un livello di Npe ritenuto accettabile (soprattutto nel Centro e nel Nord Europa), per tutte le altre è stato fissato un limite temporale di partenza, il 2020, da cui la Bce comincerà a raccomandare precisi livelli di copertura minimi.
L’obiettivo finale per tutti gli istituti resta quello di una copertura al 100%, ma con scadenze diverse a seconda della tipologia dei crediti (secured o unsecured) e dell’ammontare degli Npe e della forza della banca. La valutazione viene fatta per singolo istituto e nel suo limite temporale massimo, almeno per quelle più deboli, prevede il 2026 come termine finale.
La valutazione, nello specifico, interessa i crediti deteriorati da più di sette anni se garantiti e da più di due anni se non garantiti. Si ricorda che le raccomandazioni arrivate dalla Vigilanza nelle bozze Srep inviate a dicembre hanno carattere non vincolante, dovendo essere discusse e stabilite singolarmente in vista della versione finale da recapitare a fine gennaio, e quindi soggette ad anticipazioni (per le più solide) o a posticipazioni (per le più fragili) dei termini.
Sempre secondo la stampa, lo schema fissato dall’authority di Francoforte stabilisce una prima fascia di banche in grado di sopportare senza troppi problemi i maggiori accantonamenti e il cui peso dei deteriorati è tutto sommato contenuto. In questo caso, è indicata una copertura minima del 60% entro fine 2020 sui crediti garantiti, che dovrà poi salire in maniera graduale ogni anno per arrivare al 100% nel 2024. Sui non garantiti, invece, l’accantonamento minimo previsto è del 70% a fine 2020, per arrivare al 100% nel 2023. In questa fascia, tra le banche italiane, rientrerebbero UniCredit (che ha esplicitato il 2024 come termine fissato) e Intesa Sanpaolo.
Nel secondo gruppo di istituti previsto dalla Bce rientrano quelle banche una capacità più ridotta di coprire i crediti problematici, sia perché l’Npe ratio di partenza è maggiore, sia perché la forza patrimoniale per diminuirlo è più contenuta. In questo caso, l’Eurotower raccomanda una copertura minima al 50% al 2020 sui garantiti, per poi arrivare al 100% nel 2025. Per gli Npe unsecured, invece, l’indicazione è che gli accantonamenti minimi si attestino 60% a fine 2020, per arrivare al 100% nel 2024. In questa classe dovrebbero essere inserite diverse banche europee tra cui alcune italiane che hanno già sottolineato come l’impatto della misura Bce sia contenuto. Tra gli istituti italiani ricompresi in questa categoria ci sarebbero Ubi, Banco Bpm e Bper.
Il terzo cluster, infine, include quelle banche che devono compiere lo sforzo più significativo sul fronte degli Npe. Per questi istituti, la Bce raccomanda una copertura minima del 40% a fine 2020 per i crediti garantiti, per arrivare al 100% nel 2026. Per i crediti non garantiti, invece, è previsto un accantonamento minimo del 50% a fine 2020, per arrivare al 100% nel 2025. Tra le banche italiane inserite in questa fascia c’è Mps.