Banche – Partenza incolore (-0,3%), ancora vendite su Mps (-0,7%)

Il Ftse Italia Banche avvia l’ottava con una flessione dello 0,3% e in linea all’omologo europeo (-0,5%), frenando anche il Ftse Mib (-0,4%), che ha risentito anche dello stacco della cedola di un paio di titoli.

Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, dopo che il dato sul Pil del quarto trimestre ha confermato la frenata dell’economia cinese. Anche il Fondo Monetario Internazionale nel suo ultimo outlook globale appena reso noto ha abbassato le stime di crescita (incluse quelle relative all’Italia).

Inoltre, continuano a perpetrarsi le incertezze legate alla Brexit, e in particolare come riprenderanno i negoziati con l’UE dopo la bocciatura da parte del Parlamento britannico dell’accordo precedente. Non va però dimenticata la presenza di elementi positivi come i passi avanti tra Usa e Cina sul fronte commerciale e il compromesso trovato tra Governo italiano e Commissione Europea sulla manovra economica.

Il comparto bancario, nonostante lo spread Btp-Bund si sia mantenuto sotto la soglia dei 250 pb (fonte Mts Markets), non è riuscito ad evitare le perdite seppure contenendole.

Riguardo al settore creditizio, l’attenzione del mercato resta ancora concentrata sulla copertura dei crediti deteriorati da parte delle banche italiane, dopo che la stampa ha riportato nuovi dettagli sulle modalità e le tempistiche con cui gli istituti devono arrivare a una copertura integrale (sia per lo stock sia per i nuovi flussi) in base alle indicazioni (non vincolanti) della Bce. Nello specifico, la Bce ha suddiviso le banche in tre macro-cluster e per ogni fascia ha stabilito modi e tempi diversi per arrivare a una copertura del 100%, a seconda che i crediti siano garantiti o meno.

Seduta a due velocità per i titoli del Ftse Mib, tra i quali chiudono sopra la parità Bper (+0,5%), che secondo indiscrezioni di stampa dovrebbe conoscere a breve la risposta dei commissari all’offerta formulata congiuntamente insieme a Popolare Sondrio per il 40% di Arca Holding detenuto dalle ex venete, e Mediobanca (+0,3%) e Intesa Sanpaolo (invariata).

Sul Mid Cap limita il ribasso Credem (-0,2%), ma non Popolare Sondrio (-1,6%), con la sentenza della Corte di Giustizia UE sulla riforma delle popolari che secondo indiscrezioni non arriverà prima della fine del 2020. Tiene Creval (flat), con Morgan Stanley che ha ridotto la quota allo 0,44 per cento.

Ancora in rosso Mps (-0,7%), che continua a risentire dei timori legati alla richiesta della Bce “di implementare, nei prossimi anni (fino alla fine del 2026), un graduale aumento dei livelli di copertura sullo stock di crediti deteriorati in essere alla fine di marzo 2018, secondo una logica complementare alle indicazioni fornite nell’Addendum alle linee guida della Bce per le banche sui crediti deteriorati generati a partire da aprile 2018”.

Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, con la banca che ha presentato richiesta al ministero dell’Economia e delle Finanze per il rilascio della garanzia pubblica per due emissioni obbligazionarie per un importo complessivo di 2 miliardi con una durata rispettivamente di 12 e 18 mesi. Realizzi su Banca Finnat (-1,4%).