Banche – Settimana pimpante (+1,6%), scatta UniCredit (+3,1%)

Il Ftse Italia Banche chiude l’ottava con un guadagno dell’1,6% e in linea all’omologo europeo (+1,3%), supportando anche il Ftse Mib (+0,5%).

Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, anche a causa dei dubbi sul fatto che alla fine Stati Uniti e Cina possano effettivamente arrivare ad un accordo sulla questione commerciale al termine della tregua fissato per inizio marzo, nonostante qualche passo avanti sia stato fatto.

Inoltre, continuano a perpetrarsi le incertezze legate alla Brexit, e in particolare come riprenderanno i negoziati con l’UE dopo la bocciatura da parte del Parlamento britannico dell’accordo precedente.

Tutti questi fattori sono stati ricordati anche dal presidente della Bce, Mario Draghi, con l’Eurotower che ha mantenuto fermi i tassi di interesse, i quali resteranno ai livelli attuali almeno fino all’estate 2019.

Il comparto bancario, grazie anche allo spread Btp-Bund mantenutosi sotto la soglia dei 250 pb (fonte Mts Markets), è riuscito a chiudere la settimana in rialzo, rinforzato dallo scatto finale dello scorso venerdì.

Il settore potrebbe essere stato in minima parte rallentato dal fatto che sono mancate indicazioni su una nuova operazione di Tltro da parte di Draghi, il quale ha affermato che non è stata ancora presa una decisione in proposito anche se alcuni membri del consiglio direttivo hanno formulato questa possibilità.

Inoltre, l’attenzione degli investitori resta concentrata sulla copertura dei crediti deteriorati da parte delle banche italiane, dopo che la stampa ha riportato nuovi dettagli sulle modalità e le tempistiche con cui gli istituti devono arrivare a una copertura integrale (sia per lo stock sia per i nuovi flussi) in base alle indicazioni (non vincolanti) della Bce. Tuttavia, le principali banche tricolore hanno rassicurato sugli impatti minimi delle rischieste.

Settimana a due velocità per i titoli del Ftse Mib, tra i quali spicca UniCredit (+3,1%), con il fondo Dodge e Cox che recentemente è diventato il secondo azionista della banca con una quota del 5,009 per cento.

In spolvero Bper (+3,1%) che, in attesa della divulgazione del nuovo piano industriale, resta al centro dei rumor sulla possibile acquisizione di Unipol Banca, eventualità a cui ha aperto anche l’Ad dell’azionista di controllo di quest’ultima, Carlo Cimbri, dopo che la banca modenese avrà accelerato nel de-risking. Inoltre, secondo indiscrezioni di stampa, a breve potrebbe arrivare una risposta per l’acquisto del 40% di Arca Holding detenuto dalle ex venete.

Ok Intesa Sanpaolo (+1,3%), dopo che il Ceo Carlo Messina ha confermato alla stampa il pay-out ratio dell’85% a valere sul risultato netto 2018 e l’intenzione di velocizzare ulteriormente la riduzione degli Npl dando seguito al grande lavoro già fatto in tal senso. Nel frattempo, circolano alcune indiscrezioni di stampa in vista dell’elezione del nuovo cda fissato nella prossima primavera.

Sul Mid Cap tiene Credem (flat), mentre le vendite colpiscono Popolare Sondrio (-0,5%), con la sentenza della Corte di Giustizia UE sulla riforma delle popolari che secondo rumor non arriverà prima della fine del 2020, e, soprattutto, Creval (-2,1%), con quest’ultima reduce da alcune sedute difficili.

Parziale recupero per Mps (+1,2%), dopo gli ultimi ribassi in scia ai timori legati alla richiesta della Bce sulla copertura dei crediti deteriorati entro il 2026 e con la banca che, comunque, è riuscita a collocare con successo un covered bond da 1 miliardo. Nel frattempo, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha sottolineato che sono all’esame tutte le soluzioni per l’uscita dello Stato del capitale, fermo restando l’impegno preso con l’UE.

Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, con uno dei commissari, Raffaele Lener, che in un’intervista ha fatto presente come bisogna prima approvare il piano industriale per poi concentrarsi sulla cessione della banca. Nel frattempo, Angelo Apponi, esponente della stessa Consob ha sottolineato come gli eventuali bond con garanzia pubblica, per cui l’istituto ha ricevuto il via libera del Tesoro per due emissioni, già effettuate e quotate in Borsa e che hanno ricevuto il rating di Dbrs, pari a 2 miliardi con scadenza a 12 e 18 mesi, siano assimilabili a titoli di Stato. Inoltre, anche Bankitalia ha precisato come per la banca la soluzione migliore sia un’aggregazione. Il tutto mentre continuano a circolare rumor sulla ricerca del partner e su possibili nuove iniezioni di capitale. Banca Finnat (-0,3%) riesce a contenere il calo.