Lo Schema Volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd), che ha sottoscritto a fine novembre il bond subordinato da 320 milioni emesso da Carige, non deciderà a breve sulla rimodulazione del tasso di interesse.
È quanto riportano rumor di stampa, secondo i quali lo Schema, partecipato dalle principali banche italiane, vuole prima conoscere i dettagli del nuovo piano industriale della banca ligure, che i commissari presenteranno entro fine febbraio.
Lo scorso 9 gennaio Salvatore Maccarone, presidente del Fitd, aveva dichiarato alla stampa che la banca ligure aveva fatto richiesta di una revisione del tasso generica, mentre nei giorni successivi Fabio Innocenzi, ex Ad e ora commissario straordinario di Carige, aveva precisato che “l’obiettivo è avere un costo legato al subordinato coerente con un piano industriale che deve essere sostenibile”.
Lo stesso Maccarone, in un’altra intervista, aveva precisato che il piano industriale potrebbe essere un elemento importante per la decisione finale.
Si ricorda che il tasso del bond era salito dal 13% al 16% dopo il mancato via libera dell’assemblea di Carige del 22 dicembre scorso all’aumento di capitale da 400 milioni per l’astensione dal voto del primo azionista, la Malacalza Investimenti, i cui proventi sarebbero dovuti servire al rimborso del bond.
Proprio ieri, sempre secondo la stampa, si è svolto un consiglio dello Schema Volontario, in cui si è parlato delle ultime vicende che hanno interessato Carige, tra cui il decreto-legge varato dal Governo a sostegno dell’istituto.
L’assemblea dello stesso Schema sarebbe stata fissata per il prossimo 28 febbraio per approvare il bilancio, ma anche in quell’occasione non dovrebbe essere deliberato nulla sulla questione Carige.
Maccarone, in suddetta intervista, aveva ricordato che l’eventuale cambiamento delle condizioni del bond, inclusa la diminuzione del tasso, richiederebbe il voto dei partecipanti allo Schema Volontario e dovrebbe essere approvato con un’ampia maggioranza.
Quest’ultima è rappresentata alle banche partecipanti che rappresentino il 95% dei depositi e il 50% di quelle che fanno parte dello Schema Obbligatorio.