I dati elaborati dal Centro Studi Confindustria Moda hanno evidenziato un trend positivo per il settore della pelletteria, che ha beneficiato dei risultati incoraggianti dell’export nei primi otto mesi del 2018 (+10,3% a 6,8 miliardi, 634 milioni in più rispetto al pari periodo 2017).
L’andamento evidenzia un altro incremento a doppia cifra dopo il +13,2% del 2017, che ha permesso di raggiungere un nuovo record delle vendite all’estero.
E’ quanto ha riferito Danny D’Alessandro, direttore generale di Assopellettieri e Ad di Mipel, la fiera più rappresentativa della pelle e della borsa, che si terrà tra il 10 e il 13 febbraio.
Nel periodo in esame sono emersi una contrazione in termini fisici (-5,7% Kg esportati rispetto a gennaio-ottobre 2017) e un aumento del 17% il prezzo medio al Kg.
L’andamento a due velocità evidenzia come i gruppi del lusso positivamente con prodotti ad alto valore aggiunto, mentre le aziende del settore rallentano con performance meno profittevoli o negative.
Oltreconfine la domanda è indirizzata verso proposte di alta gamma, mentre in Italia avviene il contrario, con i consumatori che continuano a ricercare promozioni e saldi (+0,1% in quantità; -1,1% in valore).
Analizzando la situazione per area geografica, emerge anzitutto, una conferma dell’andamento a duplice velocità nei Paesi dell’Unione Europea (+7% in valore e una contrazione di oltre il 13% nella quantità).
Al riguardo, il trend negativo delle quantità ha interessato soprattutto Regno Unito (-24,6%), Francia (-13,6%) e Spagna (-9,3%), con l’unica eccezione della Germania (+6,3%), consolidatasi in vetta nella graduatoria in quantità dei mercati di sbocco.
Il dato più interessante è quello dei flussi extra-Ue, che crescono sia in valore (+12%), sia in quantità (+8%).
Risultati convincenti giungono dall’Estremo Oriente (+7,9% in termini di valore e +1,9% in chilogrammi), area che ha registrato crescite double digit in Corea del Sud (+19,3% in valore) e in Cina (+21,3%).
Un’altra area ben intonata è stata quella americana, con gli Usa che hanno realizzato un +5,7% in valore e +17,7% in quantità, beneficiando dell’affievolirsi delle misure protezionistiche. Positivo anche il Canada (+4,6% in valore e +10,3% in volume), dove a fine settembre 2017 è entrato in vigore l’accordo Ceta.
Difficile, invece, la situazione in Russia (-6,3% in valore e -10,6% in quantità), dove si è interrotto il parziale recupero che aveva caratterizzato il 2016 e il 2017.
Infine, passando alle importazioni, nei primi dieci mesi del 2018 sono aumentate del 13,2% in valore e del +4,4% in chilogrammi, mentre il saldo commerciale presenta un attivo di 4,13 miliardi (+8,6% sull’analogo periodo del 2017).