Dalla lettura dei dati preliminari emerge che nel 2018 Parmalat ha realizzato un fatturato pari a 6.232,5 milioni, in calo del 6,9% rispetto al 2017.
A cambi e perimetro costanti ed escludendo il Venezuela, le vendite risultano sostanzialmente in linea con l’anno precedente (-0,1%), beneficiando del contributo positivo di tutte le aree, con l’eccezione del Nord America.
L’Ebitda si è attestato a 401,3 milioni, in diminuzione dell’11,5% su base annua.
A cambi e perimetro costanti il calo sarebbe del 3,1%, scontando l’andamento negativo di Oceania, Africa e Nord America (in particolare del Canada), che conferma le forti difficoltà che il gruppo sta affrontando in alcuni dei principali mercati in cui opera.
Sul fronte patrimoniale le disponibilità finanziarie nette sono pari a 468,9 milioni, in aumento di 213,6 milioni rispetto a fine 2017.
Tale miglioramento deriva dalla generazione di cassa da attività operative, solo parzialmente assorbita dal pagamento di dividendi.
La società segnala che il 2018 è stato caratterizzato da alcune criticità esogene legate alla forte volatilità dei prezzi nel mercato del latte, alla difficoltà nella gestione dei listini di vendita e all’andamento sfavorevole del mercato dei prodotti in polvere.
Inoltre, in alcuni Paesi il gruppo ha risentito dell’evoluzione dei costi logistici e di criticità in ambito industriale.
Criticità di fronte alle quali Parmalat ha implementato interventi organizzativi e piani nell’acquisto delle materie prime nonché in ambito industriale, commerciale e logistico.
La società segnala che suddetti dati preliminari, a cambi e perimetro costanti ed escludendo la consociata in Venezuela, consentono di confermare la guidance in precedenza comunicata.
Guidance che indica per il 2018 un fatturato in flessione di circa l’1%, mentre la variazione dell’Ebitda dovrebbe attestarsi nel range -3%/0%, a seguito delle criticità riscontrate in Canada e Australia.