Il Ftse Italia Banche chiude l’ottava con un forte calo del 7,4% e facendo molto peggio dell’omologo europeo (-5,7%), frenando anche il Ftse Mib (-1,2%).
Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, anche a causa dei dubbi sul fatto che alla fine Stati Uniti e Cina possano effettivamente arrivare ad un accordo sulla questione commerciale al termine della tregua fissato per inizio marzo.
Dopo la due giorni di incontri, mercoledì e giovedì scorso, a Washington tra i rappresentanti americani e il vice premier cinese, Liu He, il presidente americano Donald Trump ha fatto sapere che le trattative stanno andando bene, anche se il momento decisivo sarà l’incontro tra lo stesso Trump e il collega cinese Xi Jinping, che secondo potrebbe avvenire entro fine febbraio.
Inoltre, restano le incognite sulla Brexit, con l’Unione Europea che ha fatto sapere alla Gran Bretagna che non è possibile modificare l’intesa già raggiunta.
Per quanto riguarda l’Italia, la stima preliminare del Pil del quarto trimestre 2018 ha certificato l’ulteriore rallentamento dell’economia tricolore. Nel quarto trimestre 2018, infatti, l’Istat stima che il Pil sia diminuito dello 0,2% (consensus -0,1%) rispetto al trimestre precedente, con l’Italia entrata in recessione tecnica dopo il calo congiunturale dello 0,1% registrato nel terzo trimestre 2018, anche se il Governo ha cercato di tranquillizzare sulla situazione.
Il comparto bancario, anche a causa dello spread Btp-Bund impennatosi in area 250-260 pb lo scorso venerdì dopo che nei giorni precedenti aveva stazionato nell’intorno dei 240 pb (fonte Mts Markets), ha archiviato una settimana difficile, appesantita soprattutto dalle sedute di giovedì e venerdì, in scia all’uscita del dato sul Pil. Il tutto in attesa che nei prossimi giorni si cominci ad entrare nel vivo della tornata delle trimestrali.
Secondo alcuni operatori di mercato, ad alimentare le vendite sarebbero stati anche i rumor, riportati da Bloomberg, secondo cui la fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank potrebbe avvenire già entro metà anno se i conti che i due istituti presenteranno nel primo trimestre 2019 saranno deludenti, mostrando che i tentativi di ristrutturazione non stanno procedendo come previsto.
Ottava da dimenticare anche per tutti i titoli del Ftse Mib, incluse Mediobanca (-7,5%) e Bper (-5,9%), con quest’ultima che a fine febbraio presenterà il nuovo piano industriale e che secondo indiscrezioni di stampa sta definendo i dettagli per l’acquisto di Unipol Banca e del 40% di Arca Holding (insieme a Popolare Sondrio) in mano alle ex venete.
Sotto pressione UniCredit (-10,8%), anche se Luigi Garofalo, presidente della Fondazione Cassamarca, azionista della banca con lo 0,07%, ha affermato che l’ente intende mantenere l’investimento e di puntare alla cedola. Alessandro Mazzucco, presidente della Fondazione Cariverona, azionista della banca con l’1,8%, invece ha espresso l’opinione personale secondo cui il Ceo Jean Pierre Mustier ha in mente di realizzare un’operazione di aggregazione transfrontaliera, anche se poi l’ente tramite una note ha fatto sapere di non avere informazioni privilegiate sulle strategie dell’istituto. Sempre Mazzucco, ha dichiarato come la banca poteva prendere in considerazione, o forse l’ha fatto, di intervenire su Carige ma solo a certe condizioni e che non avrebbe trovato una grande sponda nel Governo.
Sul Mid Cap in rosso Credem (-4,7%), Mps (-2,7%), che starebbe lavorando alla cessione di un pacchetto di immobile per un controvalore di 600 milioni e, soprattutto, Popolare Sondrio (-10,1%). In controtendenza Creval (+1,5%), che ha ricevuto dalla BEI un plafond aggiuntivo di 85 milioni dalla Bei destinato alle Pmi.
Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, con la banca che nei giorni scorsi ha emesso e quotato in Borsa due bond pari a 2 miliardi con scadenza a 12 e 18 mesi con garanzia statale. Nel frattempo, secondo indiscrezioni di stampa, la Bce avrebbe chiesto un’azione di responsabilità contro gli ex vertici, mentre il Fitd, sempre secondo rumor di stampa, vuole conoscere prima il piano industriale della banca prima di decidere sulla modifica del tasso del bond subordinato da 320 milioni. Settimana sottotono per Banca Finnat (-1,4%).